Trama

Il piccolo Valerio vive in Svezia con la madre e torna a Napoli ogni estate per stare con il padre Matteo, quarantenne genovese benestante ma distratto che non sa occuparsi di lui con la dovuta attenzione.

In una delle mattine in cui viene “posteggiato” al mare, Valerio fa amicizia con Sofia, coetanea vista fugacemente poco prima e con una situazione familiare molto simile: figlia di secondo letto dell’avvocato Giacomo, si ritrova spesso dalla nonna con l’insofferente fratellastro Armando; e probabilmente il “parentado” sta per allargarsi ancora… Stufi di promesse mancate e di tanta instabilità, Valerio e Sofia, ormai complici, cercano di allietare le loro vacanze.

Recensione

Convertitasi al digitale, sempre più dilagante per costi e opportunità (l’immagine è sapientemente sporcata da Cesare Accetta), Antonietta De Lillo, autrice di uno degli episodi de I vesuviani, realizza con sfacciato equilibrio un film a misura di ragazzino, nel quale il fatto stesso di utilizzare soggettive o inquadrature che assecondano la statura dei piccoli protagonisti comunica spontaneamente allo spettatore i loro pensieri, non sempre esternati per pudore, educazione o semplicemente per una sopravvenuta maturità (che sembrano avere smarrito i loro padri).

La trama mette in scena la normalità quotidiana: niente giornate indimenticabili o traumi o drammi (eventualmente avvenuti in precedenza), al limite blande conseguenze che si commentano da sole.

L’ingenua (e perciò non affettata) recitazione dei bambini, contrapposta a quella più consapevole degli adulti (in gamba Binasco e Manzini), crea ad hoc un ulteriore muro divisorio tra due punti di vista inconciliabili, derivanti dall’innocenza e dall’ipocrita egoismo borghese.

La presa diretta, necessaria, disperde qualche battuta.

Max Marmotta