
Paura.com
- William Malone
- Natascha McElhone, Stephen Dorff, Stephen Rea, Udo Kier
- Horror, Thriller
- Germania, Lussemburgo, Regno Unito, Stati Uniti
- 9 August 2002
Trama
Lo scienziato Polidori muore investito da un treno e viene rinvenuto con gli occhi sanguinanti. Il detective Mike Reilly deve così collaborare con Terry Huston, inviata del Dipartimento della Salute, la quale teme la presenza di un virus sconosciuto.
Scongiurato il rischio contagio, i partner incappano in un caso simile: una coppia di studenti tedeschi decede in circostanze misteriose, anch’essa colpita dalla medesima emorragia.
Dal contenuto di un loro videotape si evince ben poco, se non che si erano connessi a internet nelle ultime quarant’otto ore.
Da un controllo incrociato tra gli hard disk delle vittime, si risale al sito paura.com, creato e gestito dal folle Alistair Pratt, detto il Dottore, nonché noto da tempo a Mike come autore di omicidi e torture in diretta.
Recensione
Già tre anni fa con il divertente Il mistero della casa sulla collina, remake de La casa dei fantasmi del regista di serie B William Castle, William Malone si era candidato al ruolo di esponente più rappresentativo del filone neo-trash-horror americano.
Paura.com ripropone fedelmente –o almeno ci prova– le sue passioni, alta competenza tecnica e ingenuità.
Assenti infatti un produttore saggio ed esperto, quale Robert Zemeckis, e un interprete istrionico, come Geoffrey Rush, il film nasce da un prologo intrigante, dove il volto mitteleuropeo di Udo Kier (Polidori) gioca una parte fondamentale.
Poi, a causa pure di una sceneggiatura poco originale messa insieme alla buona, il costante regresso della direzione scatena contro lo spettatore una serie interminabile di aggressioni digitali, visive e sonore, le quali stancano ben presto, senza creare tensione e senza salvare nemmeno Stephen Rea (Alistair Pratt), a suo agio malgrado tutto.
Anche perché i protagonisti Stephen Dorff (Mike) e Natascha McElhone (Terry) optano per un lento e imbambolato incedere fino al finale, dove l’immaginario caotico dell’autore tocca il proprio apice.