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Trama

1955 (alla fine del festival di Sanremo), provincia siciliana. Ettore Corvaja è un bimbo curioso e vitale, che osserva le lezioni di cucito alle quali partecipa la giovane madre, purtroppo trascurata dal marito.

Il ragazzino apprende a suonare il pianoforte, e il suo maestro lo inizia anche alla letteratura. Più in là, con meno convinzione, si addentra negli affascinanti meandri della filosofia. Ma, compiuti i vent’anni, la realtà di paese comincia ad andargli stretta. Inseguendo le sue aspirazioni musicali, il giovane si reca a Milano, dove trova tra l’altro la spiritualità e la vena per la scrittura.

Recensione

Non c’è una vera e propria trama nel debutto da regista del cantautore Franco Battiato, piuttosto un flusso di sensazioni, di odori, di paesaggi legati alla memoria e al suo universo personale (ed ha ragione quando dichiara di avere trovato un altro mezzo per esprimersi allo stesso modo della musica).

Per chi conosce i suoi brani, infatti, non è difficile riconoscere la fedele riproduzione di alcuni versi degli stessi.

Ma non è un’operazione pubblicitaria (malgrado l’autobiografismo sia evidente), tant’è che la colonna sonora è ricca di titoli altrui, epocali e di ogni genere, eseguiti da Giorgio Gaber, Salvatore Vinciguerra, Dalida, Adamo (suo il pezzo che dà il nome al film e che Battiato ha ripreso nel disco “Fleurs3”)… Sicuramente il neo-cineasta, che ha tagliato la sua apparizione (nelle vesti di un cameriere) in sede di montaggio e non ha rinunciato a far recitare il complice degli ultimi tempi, Manlio Sgalambro, pure co-autore della sceneggiatura, si è divertito a coinvolgere in ruoli cameo vari amici/colleghi (menzioniamo per tutti Giovanni Lindo Ferretti, Morgan e Francesco De Gregori), nonché a dirigere un mostro sacro come Gabriele Ferzetti (un ironico professore).

Questa sua pellicola, inoltre, ha il merito di una durata contenuta, onde evitare di incappare nella pomposità; d’altronde, da quando Ettore abbandona la terra natia, gli eventi si succedono un po’ troppo sbrigativamente.

Altra contenuta perplessità destano alcune riprese ingenue e qualche incerto movimento di macchina. Il giornalista Fabio Bagnasco è il presentatore del libro.

Max Marmotta