Trama

Insieme ai suoi genitori e ai quattro fratelli Joseph, Jacques, Martin e Pierrot, il minore Pollicino vive di agricoltura.

Sfiniti dai magri raccolti, dagli assalti dei briganti e dall’incombente guerra, padre e madre prendono una dolorosa decisione (origliata per caso proprio dal bimbo più piccolo, che prova a premunirsi): preferiscono abbandonare i loro figli nella foresta anziché vederli soccombere alla carestia.

Quando capiscono di essere rimasti soli, i ragazzini sono costretti a fronteggiare i lupi e un affamato orco.

Pollicino, solitamente deriso dagli altri che ora ripongono fiducia solo in lui e nelle sue iniziative, trova un insperato aiuto nella coetanea Rose, conosciuta qualche tempo prima.

Recensione

Quella di Perrault è una favola crudele e perciò forse maggiormente istruttiva per i più piccini. Nel portarla sullo schermo, Olivier Dahan ha avuto almeno due buone idee complementari: mantenere, grazie a scenografie, costumi e fotografia, un’atmosfera terrificante sicuramente efficace per il pubblico giovanissimo, senza tuttavia rinunciare alla necessaria cadenza fiabesca, scandita dalla voce narrante di Pollicino ormai adulto, appartenente nella versione originale a Michel Duchaussoy.

In questo modo, spiccano vieppiù valori quali la tenacia e la furbizia che si rivalgono sulla brutalità e l’ignoranza.

I bambini, il protagonista in particolare, alternano grande bravura a una specie di pigrizia, ma sono stati scelti evidentemente con cura.

Tantissime le partecipazioni di interpreti di vaglia noti non solo oltralpe.

Max Marmotta