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Trama

Detective privato solitario, farmacodipendente e depresso, nonostante l’incostante relazione con Agnese, Impero Ricci viene incaricato da Rosa, la più recente compagna di Francesco Caselli, un suo carissimo amico perso di vista che ha cambiato sesso, di pedinare Davide, figlio di quest’ultimo e di Michèle, grande amore dell’indagatore, della quale non si sa più nulla.

Il giovane da seguire è un “vegan”, cioè un salutista convinto che non fuma, non beve, non si droga, ma che tende a mettersi nei guai insieme alla sua ragazza Maria e alla sua banda a causa di raid punitivi notturni ai danni, per esempio, di laboratori biochimici che si servono di cavie.

Per salvarlo da una brutta situazione, Impero esce allo scoperto. I due, accompagnati da Rosa per un tratto, cercano di far perdere le loro tracce.

Recensione

Marco Simon Puccioni indovina il tono funesto, quasi luttuoso di questo suo lungometraggio, ma si perde in contenuti farfugliati e sbattuti al pari del suo scontento protagonista bisognoso di un figlio (come Davide lo è di un padre), il sempre notevole Marcello Mazzarella (Il tempo ritrovato, Placido Rizzotto) che in questa occasione involontariamente ricorda Jean Reno.

Imperfetto e impreciso (quand’anche confuso), corredato da musiche a volte funzionali che rafforzano le presunzioni autoriali del regista, il film, che ha pure racimolato qualche premio all’estero, è stato girato prevalentemente in una lugubre Torino e sfodera un inizio promettente.

Rosa è la luminosa (in tanto buio) Stefania Orsola Garello, mentre nel ruolo di contorno di Agnese c’è la ritrovata Antonella Attili di Nuovo Cinema Paradiso.

Max Marmotta