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Trama

Dopo tanti anni di marciapiede (è una delle più richieste), la prostituta Rosa Funzeca è decisa a voltare pagina.

Con i soldi messi pazientemente da parte acquista un appartamento e riprende con sé il figlio Fernando, quasi alla fine dell’adolescenza, vissuto in un collegio religioso.

Nonostante la buona volontà di Rosa, che può sempre contare sull’amica Gesummina ed è continuamente insidiata dal suo viscido ex-protettore Capitone, iniziare una nuova vita non è facile, e la bancarella di fiori e dolci messa su dalla donna tarda a decollare.

Le pressioni aumentano, il rapporto con Fernando –che, anziché apprezzare il lavoro di cantiere e il corso per saldatore trovatigli con sacrifico dalla madre, si mette a frequentare cattive compagnie– non funziona, l’usuraio don Mariano esige; forse a Rosa non rimane altro che tornare a battere.

Recensione

Tra verismo e teatro (notare soprattutto il monologo di Rosa a pochi minuti dall’inizio), Aurelio Grimaldi si sposta a Napoli ma continua ad inseguire il fantasma di Pasolini.

Avvolta dalla professionale fotografia in bianco e nero di Maurizio Calvesi, la trama assomiglia a quella di una tragedia greca, sia per l’aura di disperazione che la pervade, sia per l’ineluttabile conclusione: si tratta solo di capire a quale carattere toccherà la fine peggiore e per mano di chi.

Il personaggio principale è forte e dignitoso (bentornata Ida Di Benedetto!), tuttavia non tutte le trappole narrative sono aggirate; soprattutto, a Grimaldi non riesce di evitare la classica (per lui) scena ambientata in una casa d’appuntamento.

Per il resto, equilibrio e coerenza sono mantenuti. Altra gradita presenza è quella di Aldo Giuffrè (don Mariano), ormai fra i più quotati superstiti della scuola di Eduardo.

Max Marmotta