
Saw – Il capitolo finale
- Kevin Greutert
- Betsy Russell, Cary Elwes, Costas Mandylor, Tobin Bell
- Crime, Horror
- Canada, Stati Uniti
- 21 October 2010
Recensione
Chissà se questa “saga della sega” è effettivamente giunta al capolinea. Sette capitoli per quattro registi (James Wan, Darren Lynn Bousman, David Hackl e Kevin Greutert, che ha diretto gli ultimi due), le più atroci efferatezze, approntate da un geniale e risentito killer “giustiziere” (defunto già alla fine del secondo sequel e servito da “dotatissimi” proseliti, che sembrano peraltro illimitati) e messe in scena in nome del voyeurismo più discutibile (fra trappole elaborate e fantasiose, sfidando ogni variabile psicologica e comportamentale delle vittime); ma anche, da tre lungometraggi in qua, una serie di nessi sempre più studiati, con licenza di critiche accese e forse nemmeno troppo fuori luogo al sistema sanitario americano (adesso riformato) e, più in generale, all’inestirpabile egoismo umano.
Dunque, se l’intero “ciclo”, facendo la media, arriva alla sufficienza (purché, è sottinteso, amiate l’horror spinto), bisogna poi esaminarne le singole parti.
Nel dettaglio, Saw 3D (al di là degli inessenziali e un po’ pacchiani effetti stereoscopici, aggiunti per attirare più pubblico per il presunto “gran finale”, costava così tanto intitolarlo Saw VII?) segna un calo rispetto ai suoi due predecessori.
Oltre alla solita “galleria degli orrori”, con soffertissime decisioni contestuali, vissuta stavolta da un sedicente superstite che si è arricchito scrivendo della sua esperienza, in parallelo ci sono una doppia caccia all’uomo (“guerra fra seguaci” con polizia alle calcagna) e soprattutto un confronto fra sopravvissuti (in mezzo a loro torna Cary Elwes, visto solo nel primo film).
La scena relativamente di maggiore interesse, per realizzazione e concetto (ancora l’irresistibilità dello “spettacolo della morte” per dei cinici passanti), resta, però, quella della carneficina in vetrina, gioco al massacro fra tre amanti.