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Trama

Da dieci anni l’attempato Boss Spearman e lo scontroso Charley Waite viaggiano fianco a fianco. Sono allevatori nomadi, e da un po’ hanno preso a lavorare pure il corpulento Mose e il giovanissimo Button.

Bloccato da un nubifragio, il piccolo gruppo è costretto a fermarsi. Mose viene mandato nel villaggio più vicino, Harmonville, a comprare delle provviste, e non fa più ritorno.

Preoccupati, Boss e Charley vanno a cercarlo e scoprono che l’uomo è stato imprigionato dopo una rissa dal poco limpido sceriffo Poole.

I cowboy prelevano l’amico e lo affidano alle cure del mite dottor Barlow, che vive con la premurosa sorella Sue.

Non ci vorrà molto a sapere che il piccolo centro è annichilito dalle angherie del prepotente Denton Baxter, fortemente avverso ai mandriani.

Quando un tragico assalto compromette ulteriormente la tranquillità dei cowboy, la guerra si fa aperta: decisi a vendicare i torti subiti, Charley, che nasconde un passato di feroce pistolero, e Boss, appoggiati dallo stalliere Percy e dalla sfinita cittadinanza, si preparano all’inevitabile scontro con Baxter e i suoi scagnozzi… .

Recensione

Dopo il suo osannato Balla coi lupi, Silverado e Wyatt Earp (diretti da Kasdan), Kevin Costner sembra essere rimasto l’unico a credere nel genere americano per eccellenza, capace di racchiudere in un sol colpo eroismo, valori, morale: il western.

Non è antichità, al contrario è rigoroso rispetto per un cinema iper-classico che tanto ha insegnato al regista/attore (e non solo a lui) e che rischia seriamente di scomparire.

Così, con un occhio a Ford e un altro a Eastwood (c’è la stessa malinconia de Gli spietati), il nostro incarna un vero “duro” e si prodiga, in quanto autore, ad inquadrare degni paesaggi, grazie alla fotografia di Jim Muro (sì, lo stesso che diresse 17 anni fa il cult-splatter Horror in Bowery Street), e ad esaltarne il respiro epico, con il prezioso aiuto delle composizioni di Michael Kamen, scomparso alla fine delle riprese, così come il caratterista Michael Jeter (Percy), al quale il film è dedicato.

Si fa una netta distinzione tra giustizia e vendetta (soprattutto in un’intensa sequenza), mentre i rudi dialoghi e la messinscena “selvaggia” (che comprende un sorprendente incubo e un’incalzante sparatoria), sfuggono orgogliosamente a qualsiasi moda.

Insostituibile Duvall nel ruolo del paterno e severo Boss, mentre la Bening (Sue) è bella come non mai.

Lo sceneggiatore Craig Storper è anche produttore esecutivo.

Max Marmotta