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Trama

May e Toots, due anziani coniugi abitanti nella cintura londinese, vanno a trovare i figli e i nipoti nella metropoli.

Nel dettaglio, Bobby, padre di due bambini, è impegnatissimo, gli affari gli vanno male, non ha più un buon rapporto con la moglie Helen; ciononostante, ha commissionato la costruzione di una veranda all’amico operaio Darren.

Quanto a Paula, che ha un frugoletto a carico, è un’aspirante letterata che tiene corsi di scrittura e non è riuscita, negli anni, a superare i radicati conflitti con la genitrice.

Toots muore all’improvviso. La neo-vedova, rifiutando di riambientarsi fra le proprie mura domestiche, chiede asilo per un tempo indeterminato a Bobby, ma è da Paula che si stabilisce davvero.

Quest’ultima, che ha una tormentata storia con Darren, peraltro sposato, non gradisce molto l’ospite.

Di certo non immagina che l’amante sta per cominciare una relazione con sua madre.

Recensione

Un film che fa discutere ha di per sé raggiunto l’obbiettivo di interessare. In quest’opera sceneggiata da Hanif Kureishi, che già con My Beautiful Laundrette, Mio figlio il fanatico e Intimacy aveva cavalcato il binomio sesso/malessere, e diretta dall’insondabile Roger Michell (Persuasione, Notting Hill, Ipotesi di reato), ci si può persino adirare per le azioni dell’inerte May (un’intensa Anne Reid), che dagli errori del passato (la probabile scarsezza d’affetto nei confronti della progenie) sembra ricavare soltanto nuovi sbagli: ad esempio non sorregge il marito morente (l’insuperabile Peter Vaughan) –il suo penoso affaticamento, ignorato dai cari, si protrae per tutta una giornata– e non si preoccupa di ferire con il suo ritrovato vigore erotico l’instabile Paula.

Un egoismo, forse, ereditato da Toots, di sicuro trasmesso ai figli e, prossimamente, ai nipoti, ma così credibile in un’epoca avara di sentimenti! Inoltre, gli autori non ci tengono tanto a scandalizzare, quanto a ricordare le mai sopite, legittime pulsioni umane, cassando però gli aspetti romantici (che debbano restare soffocati?) di un amore senile.

In questo poco confortante quadro nel quale tutte le età appaiono allo sbando, almeno due particolari grotteschi, di rottura (la battuta sul becchino e il cazzotto nel prefinale) impediscono, di proposito, una piena immedesimazione nei fatti raccontati.

Daniel Craig (Darren) ha recitato in Era mio padre e sarà al fianco di Gwyneth Paltrow in Sylvia.

Max Marmotta