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Recensione

Non fatevi ingannare dal titolo: non è un film sul caso Vatileaks, anche se forse l’ufficio promozione sull’equivoco un po’ ci spera (a differenza di Checco Zalone, che in uno dei teasers di Quo Vado? ci gioca proprio).

E non siamo nemmeno dalle parti di Dan Brown, bensì in zona Esorcista.

Quest’ennesima, pleonastica rivisitazione del seminale horror di Friedkin, se non altro, non si affida all’usurato espediente del P.

O.V., ovvero la soggettiva senza soluzione di continuità, che richiede costanti “giustificazioni” (non sempre credibili).

Però i meriti della regia di Mark Neveldine (che per la prima volta “molla” il socio Brian Taylor, con il quale realizzò, fra gli altri, Crank e Gamer) si fermano qui.

Non ci si appassiona né si sobbalza mai per le vicende di Angela (la zelante Olivia Taylor Dudley), venticinquenne che diventa pericolosa per sé e per gli altri, viene ricoverata e, circondata da corvi, persevera nell’ipnotizzare qualche malcapitato.

Finché non giunge il determinato cardinale di turno (lo svedese Peter Andersson, già visto nella serie Millennium) specializzato in possessioni demoniache.

È vero, a ben guardare ci sono dei sottotesti (un simbolicamente autoritario padre in divisa, l’osservatorio delle gerarchie ecclesiastiche, un finale pessimisticamente aperto), ma non basta.

Sprecati (per appiattimento) la bella psichiatra Robertson e due bravi caratteristi in abito talare, Michael Peña e Djimon Hounsou.

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Max Marmotta