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Trama

Futuro imminente. Thomas ha quasi 33 anni e da otto vive chiuso in casa a causa di una grave forma di agorafobia. Gli unici contatti con il mondo esterno li ha attraverso il suo computer. Tale handicap gli permette di essere assistito premurosamente: ha uno psicologo che lo iscrive ad una specie di club per cuori solitari e un assicuratore che gli suggerisce di ricorrere a un servizio che mette a disposizione prostitute professioniste.

Entrambi i canali gli consentono, tramite videofono, di comunicare con ragazze in carne e ossa; ma Thomas è abituato a fare cybersex con la virtuale Clara… .

Recensione

Fuorviano il manifesto, il trailer e persino l’inizio del notevole esordio (nel lungometraggio) del belga Pierre-Paul Renders, che regge perfettamente il non facile proposito di girare l’intera opera in soggettiva (si vede sempre soltanto lo schermo del PC e del protagonista non sentiamo che la voce): non si tratta di cyber-erotismo, semmai si abbozza –con successo– la prospettiva di un’umanità prossima ventura completamente estraniata.

Malgrado tutti si stupiscano della malattia (peraltro semi-volontaria) di Thomas, così “fuori dal tempo”, i rapporti interpersonali appaiono comunque annichiliti dalle comodità tecnologiche, per cui le inquadrature con più di una persona si contano sulle dita di una mano.

Coerente e originale nelle sue soluzioni visive (notare anche i “segni elementari” sui visi dei personaggi, indizio di una sorta di contrasto primitivo) la pellicola la dice lunga su quello che ci aspetta.

Effetti speciali a cura della Sparx. L’avvenire di Renders? Un film parlato in una lingua inesistente.

Max Marmotta