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Recensione

Lanciato, ancora ragazzino, dal fratello maggiore Gabriele come protagonista e co-sceneggiatore di Come te nessuno mai, Silvio Muccino non si è mai fermato, arrivando a dirigere e interpretare un paio d’anni fa Parlami d’amore, tratto da un suo romanzo scritto a quattro mani (così come il copione) con Carla Vangelista, opera dai contenuti semplici ma girata con un impeto giovanile e qualche discreta trovata di regia che nel complesso e in concomitanza non guastavano.

Adesso il nostro, avvalendosi della medesima preziosa collaboratrice (stavolta unica autrice del libro di partenza), rilancia, aggiustando un po’ il tiro, affinando gli strumenti narrativi, lasciando davanti alla macchina da presa maggiore spazio agli altri attori.

Ciò è evidente soprattutto per la buona e a tratti toccante performance del piccolo Michael Rainey Jr., adocchiato in un video musicale di Tiziano Ferro, qui nei calzanti panni di Charlie, fratellastro che il ventottenne ricco, viziato, cinico e conflittuale Andrea scopre di avere allorquando accorre svogliatamente in Kenya, al capezzale del padre defilatosi senza spiegazioni due decenni addietro.

La scoperta che il bambino gli è stato legalmente affidato dal genitore non è certo ricevuta con gaudio dal giovanotto, il quale, non riuscendo a sbolognare l’imprevisto fardello, lo riporta con sé in Italia, sicuro di trovare un’altra soluzione.

Mentre il marmocchio deve essere accettato da Livia, fidanzata non meno problematica (soffre di anoressia) del suo tutore, quest’ultimo è costretto a confrontarsi con la parte costruttiva di questa novità, chiarendo i motivi del suo rancore verso la madre e l’ambiente che lo circonda.

Magari la sostanza è tremendamente scontata, ma gli insistiti incastri temporali (montaggio di Cecilia Zanuso) ravvivano il racconto, donandogli sapidità ed emozioni.

Max Marmotta