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Trama

Il giudice Valerio Garau, professionalmente e umanamente stimato a Sassari, muore dopo avere ingerito, senza saperlo, una pillola di cianuro.

A indagare viene chiamato, da Palermo, un altro magistrato, Piero D’Onofrio, il quale sin da subito viene messo al corrente dal funzionario che l’ha chiamato, Pani, della situazione sentimentale della vittima: era amante della collega Lauretta Oppo, a sua volta sposata con un altro togato, Martinez.

Tutti erano a conoscenza della tresca; ma saltare subito alle conclusioni non è mai opportuno… .

Recensione

L’indiscutibile riuscita del film, sicuramente avvantaggiato dal romanzo da cui è tratto (e dal quale doveva prendere il nome), sorprende piacevolmente, se si considera che Antonello Grimaldi (che ha così avuto la possibilità di girare nella sua città: finalmente un’ambientazione più decentrata!) non è mai stato un regista di vaglia.

Questa è sicuramente la sua migliore realizzazione, un giallo di stampo classico dai molti risvolti che rifugge dalle trappole paratelevisive e si afferma anche grazie al lavoro degli interpreti.

La Molina, assente da tempo dagli schermi italiani, regala credibile sofferenza al suo personaggio, mentre Marescotti, chiacchierone e viscido, è sempre un ottimo caratterista.

Discorso a parte per Cecchi, attore (prevalentemente attivo a teatro) di cui il cinema si è accorto tardivamente: non in molti possono permettersi di adattare, con minimo sforzo, i personaggi a se stessi con risultati così incisivi.

Max Marmotta