Recensione

Esperienza comprovata: se dite a qualcuno che andate a vedere un film elleno-turco, questi vi riderà dietro.

Come se solo negli Stati Uniti avessero il diritto di produrre lungometraggi! Saltando il fosso, però, si possono scoprire film colorati, vitali, garbati.

Un tocco di zenzero, che racconta senza pesantezza alcuna le vicissitudini di una famiglia di greci di Costantinopoli secata dallo storico rimpatrio obbligato di alcuni elementi attraverso gli occhi, da bambino (quando lo interpreta, convincendo poco, il piccolo Markos Osse), e i ricordi, da adulto (quando ha il volto del cosmopolita George Corraface), del professor Fanis, non è un’opera eccezionale (le stasi non mancano), ma intrattiene, rilassa, in qualche sequenza riesce perfino a ipnotizzare lo spettatore, senza cadute di gusto e servendosi, anzi, dell’arte culinaria, nella finzione la grande passione del nonno/patriarca Vassilis (Tassos Bandis), come veicolo narrativo.

Impensabili echi di Nuovo Cinema Paradiso, reminiscenze di Come l’acqua per il cioccolato e sostanza sicuramente meno volatile del sopravvalutato Il mio grosso grasso matrimonio greco accompagnano piacevolmente la visione.

Alla faccia dei dileggiatori.

Max Marmotta