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Trama

L’ispettrice Anna Mari è alle prese con un serial killer che si fa chiamare il Cartaio. Ha catturato una turista inglese e proposto alla polizia di giocare con lui una partita a videopoker via Internet; al rifiuto, l’assassino ha ucciso barbaramente la vittima in diretta, davanti ad una webcam: era in palio la sua salvezza.

Molto scossa dall’accaduto, Anna, con il nickname di Sara, accetta il successivo invito del folle, che nel frattempo rapisce altre due ragazze e baratta le loro vite alle stesse condizioni.

L’agente Carlo fronteggia il Cartaio nella partita iniziale (bisogna vincere due mani su tre) mentre una squadra di esperti prova ad individuare il suo provider, ma è necessario trovare un avversario più abile.

Dopo un’attenta ricerca, la scelta di Anna e del collega anglo-irlandese John Brennan, unitosi alle indagini in seguito al primo delitto per volere dell’ambasciata, cade sul diciannovenne Remo, appassionato frequentatore di sale clandestine.

È necessario fare in fretta: l’omicida ha preso Lucia, la figlia del questore.

Recensione

Dopo il dimenticabile trittico interpretato dalla sua Asia (Trauma, La sindrome di Stendhal, Il fantasma dell’opera) e il più incoraggiante Non ho sonno, Dario Argento continua a battere la strada che lo ha reso celebre, quella del thriller (vecchia maniera), perdendo però smalto nel lavoro di cesellatura.

Circondatosi di fidi collaboratori (Franco Ferrini allo script, Claudio Simonetti al pentagramma, Sergio Stivaletti agli effetti speciali), il regista infatti avvince ed interessa nella prima parte e si adagia nella seconda, caratterizzata da dialoghi sciocchi e da un disvelamento del colpevole ampiamente annunciato (quando non c’è molto altro da offrire, un minimo di sorpresa è importante).

L’impressione peggiora constatando l’inutilità di parecchi personaggi di contorno (soprattutto all’interno dell’ufficio di Anna) e un livello recitativo disomogeneo: in particolare, si passa dalla professionalità di Adalberto Maria Merli (il questore), cui pure toccano battute infelici, all’impassibilità di Fiore Argento (Lucia), l’altra figlia del maestro dell’horror (con tutto il rispetto, speriamo di non doverci abituare a veder spesso anche lei sul grande schermo); peraltro, non l’unica attrice proveniente da una famiglia d’arte, vedi Silvio Muccino e Vera Gemma (alias Remo e una delle vittime).

Recitato in inglese, il film s’ispira, nel titolo, a un carattere de L’uomo dal braccio d’oro.

Max Marmotta