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Trama

Buenos Aires, fine dei ’60. Valentín è un bambino di nove anni, minuto e leggermente strabico, meramente pragmatico, che da sei vive con la burbera nonna, rimasta vedova da poco.

La madre se ne è andata molto tempo addietro, mentre il padre, poco comprensivo ed egoista, è sempre assente per lavoro, e sfoggia continuamente nuove fidanzate da presentare.

Il piccolo sogna di fare l’astronauta (costruisce modellini di razzi e si allena a camminare in assenza di gravità) e il suo unico amico è il coetaneo Roberto, benché frequenti spesso il trentenne girellone e solitario Rufo, che ogni tanto gli insegna a suonare un pianoforte scordato, e si entusiasmi quando lo zio Ciccio va a fargli visita.

Un giorno il genitore lo obbliga a conoscere la sua ultima fiamma, la graziosa Leticia, con la quale scatta subito un’affinità che porta il frugoletto ad aprirsi, raccontandole qualcosa che non dovrebbe.

Al conseguente scontro familiare si aggiunge il cagionevole stato di salute dell’anziana allevatrice.

Recensione

Qualcuno ha contestato all’argentino Alejandro Agresti (Una notte con Sabrina Love, L’ultimo cinema del mondo, qui presente nel doloroso –per lui– ruolo del padre) di aver aggirato, in questa vicenda prevalentemente autobiografica, il bollente clima politico e la povertà che assediavano la capitale sudamericana nel periodo preso in esame.

Tuttavia, non dimentichiamo che questa è una storia raccontata ad altezza di bambino (osservatorio privilegiato per considerazioni genuine e intelligenti), e pure i drammi personali del protagonista tendono a rappresentare una situazione più complessa.

Inoltre, la scena della poco gradita commemorazione di Che Guevara (una specie di mito inesplicabile per i piccini di allora, e perciò inserito nello script) ad opera di un coraggioso sacerdote durante un’omelia è sufficiente ad inquadrare un’epoca.

Il regista fa leva sul sentimento di tenerezza che suscita il simpatico mini-attore Rodrigo Noya, mascherato dietro degli spessi occhialoni che non ne limitano la vivace espressività, e predilige senza alcun dubbio una visione ottimistica che, di tanto in tanto, non guasta (dipende da come la si porge).

Emozionante anche la nonna di Carmen Maura.

Max Marmotta