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Trama

North Carolina, 1964. Sebbene il conflitto in Vietnam non sia ancora ufficialmente iniziato, l’esercito americano progetta il primo attacco presso la valle di Ia-Drang, zona ostile e sconosciuta, già teatro di un massacro di militari francesi dieci anni prima.

Il tenente colonnello Hal Moore, studioso di storia e strategie militari, marito della forte Julie e padre di sei figli, riceve l’ordine di addestrare un folto gruppo di giovani ufficiali con rivoluzionarie tecniche di combattimento, nonché di guidarli in Indocina.

Il 15 novembre del 1965 americani e vietnamiti si scontrano dando vita a una battaglia lunga tre giorni, con innumerevoli perdite da entrambe le parti, il cui esito illuse amaramente gli Stati Uniti.

Recensione

Lo sceneggiatore-regista Randall Wallace (Braveheart) si affida al carisma dell’amico Mel Gibson (Moore, una sorta di John Wayne pater familias) per confezionare un film di guerra ispirato a un fatto storico; una prova d’altissimo livello tecnico (splendida la fotografia di Dean Semler), fortunatamente priva di sviolinate politiche, ma non di piccoli tocchi ironici, e principalmente incentrata su una celebrazione senza frontiere dell’eroismo degli americani, dei vietnamiti e delle mogli degli ufficiali, finalmente non più relegate nella nicchia delle belle-donne-in-lacrime.

Ciononostante, pur senza trascurare alcune impressionanti e realistiche sequenze, la pellicola è così professionalmente ponderata in ogni suo elemento da risultare inevitabilmente fredda e convenzionale.

Lo stesso meraviglioso personaggio del veterano Plumley, interpretato efficacemente da Sam Elliott, è il tocco giusto in un contesto che vive perennemente l’umano precario equilibrio tra la paura e l’istinto animale più puro.

Comunque un’opera anche troppo onesta, dati gli eterogenei natali letterari: un romanzo-cronaca-omaggio concepito da un generale americano e stemperato da un fotoreporter, corrispondente da numerosi fronti per ben quindici anni.

Sax Marmotta