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Trama

Il vedovo Arthur Kriticos naviga in brutte acque: padre dell’adolescente Kathy e del piccolo Bobby, accuditi dalla bambinaia Maggie, aspetta da un momento all’altro lo sfratto.

Quando scopre di avere ereditato da suo zio Cyrus un’enorme casa di vetro non crede alle sue orecchie.

Ma durante il sopralluogo qualcosa non quadra: l’abitazione è piena di incantesimi scritti in latino e pare sia abitata da sinistre presenze.

Quando il medium Dennis Raffin, ex-collaboratore del“collezionista” di anime in pena Cyrus, informa Arthur del pericolo che si annida fra quelle pareti trasparenti, è troppo tardi: Bobby è già scomparso.

Recensione

Dopo aver (ri)prodotto Il mistero della casa sulla collina, ispirato a La casa dei fantasmi di William Castle del ’59, i produttori Joel Silver e Robert Zemeckis proseguono il loro omaggio aggiornato al quasi dimenticato maestro dell’horror con questo remake dell’inedito, in Italia, Thirteen Ghosts (1960), primo film in Illusion-O: all’ingresso del cinema venivano distribuiti degli occhiali speciali che consentivano agli spettatori di distinguere gli spettri, invisibili ad occhio nudo, sullo schermo.

Perciò, l’idea delle “lenti rivelatrici”, simpaticamente resa dal regista di videoclip Steve Beck, più che un riferimento a Carpenter è un ricordo di tale tecnica.

I difetti stanno nelle ingenuità tipiche del genere (chissà perché in disarmo): impiego di un personaggio ambiguo e inspiegabilmente premuroso e di uno petulante (Maggie, ovvero la cantante Rah Digga), strafalcioni linguistici (Oculis Infernum?! Semmai, Oculus Infernorum), bilancio finale politicamente corretto (di questi tempi)… Tuttavia, la pellicola mantiene le promesse di un intrattenimento gore, nel quale sui brividi prevale la confezione.

E poi, i dodici membri dello Zodiaco Nero non sono male (si fa per dire).

Max Marmotta