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Trama

Reduce dalla guerra del Kosovo, dove ha ricevuto una decorazione nel 1999, Aaron Hallam è un soldato delle Forze Speciali uscito di senno a causa delle atrocità a cui ha assistito.

Il suo irrefrenabile istinto assassino si accanisce su alcuni cacciatori dell’Oregon, zona Silver Falls, rei di uccidere bestie indifese con armi di precisione.

Anche L.T. Bonham, istruttore della scuola di guerra in pensione, conserva un’indole animalista. Ritiratosi a vita privata in montagna, l’uomo viene contattato dall’FBI per fermare il misterioso killer.

Dapprima restio, Bonham accetta quando riconosce nei cadaveri martoriati la mano di uno dei suoi migliori ex-allievi.

Cosciente che solo lui potrà fermare l’autore dei delitti (armato solo di coltello), collabora con l’agente Abby Durrell e segue la traccia che porta a Irene, una donna che abita con la figlia Loretta.

Recensione

Dopo un precedente per certi versi discutibile ma realizzato con grande professionismo, Regole d’onore, il veterano William Friedkin torna a lavorare con Tommy Lee Jones (carismatico al pari del suo avversario Benicio Del Toro) in quello che è già stato giustamente definito un incrocio tra Il fuggitivo e Rambo.

Gli elementi di spicco dell’opera non sono pochi: montaggio efficace (a cura di Augie Hess), sequenze silenziose e intense (niente dialoghi o musiche inessenziali), braccature in tempo reale (con il segugio che cerca le orme), asciuttezza nei vari corpo a corpo, inseguimenti (la specialità del regista) in mezzo al traffico, tocchi gore, spirito ecologista, similitudini con la storia di Abramo.

Bonham è un personaggio contraddittorio (ha insegnato a molte persone ad ammazzare brutalmente il nemico eppure non ha mai ucciso nessuno), apparentemente invincibile e tuttavia pieno di umane debolezze, sotto sotto tormentato dal rimorso che gli ha lasciato il suo mestiere e conscio della condizione psicologica di Hallam (un uomo che non ha vere motivazioni, ma un brutto e comprensibile trauma), il quale gli ha scritto parecchie lettere (ignorate) per chiedergli aiuto.

Poche e condonabili le ingenuità (ad esempio, la foto di Irene in bella mostra nel rifugio). I tre sceneggiatori sono anche produttori.

Max Marmotta