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Trama

Cecoslovacchia, 1950. Alcuni piloti sono stati incarcerati dal regime comunista per aver fatto parte, in tempo di guerra, della RAF inglese; il timore degli aguzzini riguardava lo spirito potenzialmente ribelle di questi uomini, nonostante si fossero distinti come avversari del nazismo.

Franta Sláma era uno di loro. Aveva cominciato come istruttore di volo e si era in seguito unito ai combattenti britannici insieme ad un suo giovane e caparbio allievo, Karel Vojtisek.

L’infatuazione di costui per una bella signora inglese probabilmente vedova, Susan, avrebbe quindi incrinato la loro solida intesa.

Recensione

Dopo Kolya Jan Svĕrák (non accreditato, fa capolino nei panni di un pilota) si dedica a un mini-kolossal a sfondo bellico (anche se di azione sul campo non ce n’è molta), vecchio stampo ma confezionato con tutti i crismi (e soprattutto spoglio della pomposità di molti prodotti statunitensi).

C’è l’indole eroica degli ottimi protagonisti, affiancati da ruoli di contorno mai semplicemente ornamentali, c’è il dramma romantico che lascia spazio via via all’amarezza solitaria del reduce e non si dimentica neppure la prepotenza di regime, di qualsiasi regime, che limita per mera diffidenza la libertà.

Recitato in buona parte in inglese (finalmente una versione italiana che non si spaventa di aggiungere i sottotitoli!), il film impernia molte scene di prigionia sul confronto di Sláma con il pragmatico dottore delle SS, di schieramento ambiguo ma disposto alla chiacchierata.

Max Marmotta