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Trama

Su un elegante panfilo si consuma la vacanza dell’annoiata e ricca Amber, che viaggia dalla Grecia alla volta dell’Italia insieme al marito Tony e agli amici altrettanto snob Marina, Michael, Debi e Todd.

Tenuto a freno dal saggio capitano, il marinaio siciliano Pippo mal sopporta gli atteggiamenti spocchiosi dei clienti; Amber, in particolare, si lamenta di continuo del cibo e della mancanza di un’attrezzata palestra a bordo.

È proprio un capriccio della signora, che insiste per fare una gita poco prima di sera, a determinare un grosso guaio; quando il battello su cui il contrariato Pippo l’accompagna va in avaria, i due naufragano su un’isola ellenica deserta e sono costretti a convivere a lungo.

I ruoli si ribaltano… .

Recensione

Salutato dalla critica americana come uno dei più brutti film mai realizzati (ancor prima della sua uscita, che ha persino rischiato di non verificarsi mai), il remake firmato da Ritchie (niente a che vedere comunque con Lock & Stock e Snatch, che già segnava un calo di qualità) magari non è così orribile, certo non è paragonabile all’originale Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) della Wertmüller, e per riferimenti sociali (assai importanti nel contesto dell’epoca) e per l’inimitabile, tragicomico gusto italico.

Non ci sono guizzi, non ci sono interpreti convincenti (Madonna, moglie del regista, non può essere paragonata alla fascinosa e insopportabile Melato, protagonista della prima pellicola, e anche Giannini jr. si limita a calcare le orme lasciate da papà – a lui somigliantissimo– per il personaggio di allora), in pratica non c’è anima.

Una pallida imitazione che peraltro sminuisce quelle che erano le parti più divertenti, o drammatiche, trent’anni fa (come gli insulti post-naufragio).

L’intermezzo musicale, poi, sembra inserito a forza ad uso e consumo della cantante-attrice. Mal servita dal doppiaggio, che annulla le differenze linguistiche tra i due caratteri, la pellicola mostra forse il suo motivo di principale interesse nella riscrittura del finale, più romantico e basato su un equivoco, coerente con i dettami del cinema anglo-americano odierno.

Il titolo al momento delle riprese era Love, Sex, Drugs & Money.

Max Marmotta