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Trama

Australia, 1931. Un’iniqua legge impone che i ragazzi di sangue misto (per metà aborigeni e per metà bianchi) vengano sottratti alle loro famiglie e condotti in apposite colonie, dove subiranno una rigida educazione.

È il destino di tre bambine di colore, Molly, sua sorella Daisy e la loro cuginetta Gracie, le quali, dopo alcuni giorni trascorsi in uno di questi luoghi, Moor River, tentano una disperata e interminabile fuga verso casa.

Tallonate da un’infallibile guida locale agli ordini del gelido signor Neville, uno dei promotori dell’assurda disposizione, le piccole ribelli non temono di percorrere centinaia di miglia.

Per orientarsi, si servono di un lungo recinto contro i conigli selvatici che seca tutta la parte occidentale del continente.

Recensione

Raccontata nero su bianco da Doris Pilkington Garimara, una delle figlie di Molly, questa storia vera, il cui altrettanto incredibile seguito è esposto poco prima dei titoli di coda, è il perfetto esempio di come si possa realizzare un film emozionante e di grande valore civile (in quanto porta alla luce una lunga serie di infami soprusi –durati fino al 1970– sconosciuta ai più) con quote produttive irrisorie.

Inoltre, il film ci riconsegna il miglior Phillip Noyce, finalmente di ritorno nella sua terra natale dopo un duraturo periodo hollywoodiano che ha dato origine ad opere di mestiere a volte deludenti (anche se ha continuato a battersi per i diritti degli aborigeni).

Ancora una volta l’ingegno prevale sulla costrizione, nella fattispecie perpetrata da un Neville, soprannominato dagli indigeni signor Diavolo (un sottile Branagh), assolutamente convinto di proteggere le creature strappate alle madri.

Fondamentali le musiche sussurrate di Peter Gabriel (l’album è “The Long Walk Home”). David Gulpilil, ovvero il “segugio”, è guarda caso il protagonista di The Tracker – La guida di Rolf de Heer.

Max Marmotta