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Recensione

“La misericordia”: il titolo originale, pur contenendo una sorta di spoiler, è migliore di quello scelto dalla distribuzione nostrana, per giunta intimorita dal cognome completo (Crowhurst) del protagonista, esistito.

Un inglese appassionato di nautica, inventore di apparecchi per la navigazione, velista dilettante ma attento ai dettagli, tanto da mettersi in testa – previ sponsor e sostegno della stampa da vento in poppa – di partecipare a una gara mai tenutasi prima, un giro del globo in solitaria (e senza soste!) su un’imbarcazione da lui progettata.

Mentre gli esperti avversari salpavano, l’incauto sognatore (reso da un Firth attento a restituire il côté umano come le debolezze) fu costretto a rinviare la partenza: componenti non ancora consegnati, budget alle stelle (a costo di tremendi indebitamenti).

L’uomo, ridimensionato nel suo contagioso entusiasmo e ormai consapevole dei rischi, mollò lo stesso gli ormeggi l’ultimo giorno utile, il 31 ottobre 1968.

In ritardo sul programma, iniziò a mentire sulla sua posizione, e il cronista che ne seguiva l’impresa (qui un cinico Thewlis) amplificò le bugie.

L’insoddisfazione, l’ambizione sempre più schiacciante per gli impegni presi con i finanziatori e perfino con la famiglia (bravissima Weisz nel ruolo della moglie Clare) diventano centrali.

Lo script di questo perfettibile biopic è di Scott Z. Burns, il regista Marsh (Doppio gioco, La teoria del tutto) lo nobilita un po’.

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Max Marmotta