
Ken Park
- Edward Lachman, Larry Clark
- Adam Chubbuck, Eddie Daniels, James Bullard, Seth Gray
- Drammatico
- Stati Uniti
- 31 August 2002
Trama
A Visalia, piccolo centro californiano, le vite difficili di alcuni coetanei di Ken Park, ragazzo morto suicida.
Shawn ha una relazione con Rhonda, madre della sua girlfriend Hannah, naturalmente all’insaputa di questa e del marito della donna, Bob.
Peaches, fidanzata con Curtis, si sente oppressa da un padre eccessivamente religioso ed incapace di rassegnarsi alla perdita della moglie.
Claude, prossimo ad avere un fratellino, paga le continue incomprensioni con il padre, che odia il suo skateboard e sembra preoccuparsi esclusivamente della possibile omosessualità del giovane.
Tate abita con gli affettuosi nonni e con Zampa, cane privo di un arto, ma non sopporta più nessuno.
Recensione
Giunto al quarto lungometraggio (dopo Kids e gli inediti Another Day in Paradise e Bully), Larry Clark persevera nel suo sguardo impietoso verso l’adolescenza degenerata, erede di un mondo adulto corrotto ma stavolta non priva di speranze (la scena di sesso finale, che tra l’altro mostra per la prima volta gli isolati protagonisti assieme, contiene un’insolita pudicizia).
Facendosi aiutare dallo sceneggiatore esperto in scandali Harmony Korine (autore di altri due discussi lavori mai arrivati nelle nostre sale, Gummo e Julien Donkey Boy) e girando a quattro mani con il geniale direttore della fotografia Ed Lachman (lo stesso di Lontano dal paradiso, che qui gioca di sottrazione), il regista ha sollevato con la sua nuova opera un altro polverone a Venezia.
Che si tratti di effetti calcolati e pubblicitari non c’è dubbio; la questione da affrontare è se, messe da parte le immagini scabrose (almeno due scene di sesso sono inutilmente prolungate), il film contenga qualcosa che valga la pena di essere raccontato, anche crudamente, qualora fosse necessario.
Ed è così: con i suoi modi bruschi (e magari attingendo in parte alla “maleducazione ripulita” di American Beauty) il lungometraggio ci parla di disadattamento, di profonde ed estese fratture generazionali, di memoria corta indotta magari dall’istinto di sopravvivenza (nessuno si ricorda più del martire Ken Park, irriso per il significato che il suo nome assumeva letto all’inverso).
Insomma, una pellicola fastidiosa in tutti i sensi, da conservare più per alcuni dialoghi e situazioni che per la sua furba sgradevolezza.