
Kukushka – Disertare non è reato
- Aleksandr Rogozhkin
- Anni-Kristiina Juuso, Mikhail Korobochkin, Viktor Bychkov, Ville Haapasalo
- Commedia, Drammatico, Sentimentale, Storico
- Finlandia, Russia
- 1 January 2002
Trama
Lapponia, settembre 1944. Il cecchino finlandese Veikko è incatenato ad una roccia dagli alleati tedeschi, in modo che non tenti di lasciare la sua postazione: una volta solo, il giovane, pacifista convinto, fa di tutto per liberarsi.
Frattanto, il capitano russo Ivan è arrestato per diserzione, ma resta gravemente ferito in seguito ad un bombardamento avvenuto durante il suo trasferimento in jeep.
Moribondo, viene raccolto dalla contadina locale Anni, abbandonata dal marito quattro anni prima, che lo cura amorevolmente.
Anche Veikko incappa nella poverissima casa della donna durante il suo cammino, e a lei, assediata dalla solitudine, non dispiace affatto.
Mentre Ivan si riprende, fra i tre inizia una paradossale convivenza: ognuno di loro parla una lingua incomprensibile per gli altri, con l’aggravante che il graduato è convinto che il ragazzo sia, per via della divisa, un nemico nazista.
Recensione
Si può condannare fermamente la guerra non mostrandola, attraverso un film prevalentemente divertente? La risposta è sì, ed è anche il modo migliore per farlo, come ci illustra l’impareggiabile Alexandr Rogozhkin, vincitore del premio per la miglior regia al festival di Mosca.
Sperduti in un panorama desertico, malinconico ma rassicurante, lontani dalle bombe e dai fischi delle pallottole, i tre protagonisti si accudiscono a vicenda in un equilibrio precario, continuamente minacciato dalle convinzioni del malconcio Ivan, che gli altri chiamano Psoltõ –ovvero “va’ al diavolo” dalle parti del Volga– per uno spassoso equivoco.
La scarna ed incontrovertibile confezione e i sottotitoli dal russo, dal saami e dal tedesco (l’unica lingua doppiata in italiano è il finnico) non scoraggino lo spettatore abituato ad un cinema più ritmato: si tratta di un piccolo, imperdibile capolavoro.
Il titolo della pellicola, nell’idioma del suo autore, significa “cuculo” (come pure il vero nome di Anni), ed in gergo bellico indica il cecchino.