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Trama

Vince, 22 anni, vive a Bussi, Abruzzo, con il padre Cenzo e la madre Paola. Quando viene chiuso il reparto della fabbrica nel quale lavora da tanti anni il genitore (che non riesce a trovare un altro impiego), la donna va a vivere a Pescara, seguendo il politico Verri al quale aveva chiesto più d’un favore.

Stanco dell’abbattimento cronico di Cenzo e dell’immobilità della fidanzata Elena (che non per niente si sposa presto con un altro), Vince fugge anche lui nel capoluogo, in cerca di una vita migliore.

Diventa l’aiuto cuoco di Anita in un ristorante e stringe una tenera amicizia con la figlia di quest’ultima, Genny.

Scoprirà presto che la ragazza, piena di progetti per il futuro, è impossibilitata a prendere qualsiasi mezzo o a stare in mezzo alla folla a causa di insopprimibili crisi di panico.

Vince si mette d’impegno per aiutarla. Cenzo, nel frattempo, non si è rassegnato a perdere Paola… .

Recensione

Ricorda tanto cinema nostrano: La guerra degli Antò, Baci e abbracci (perfino per la presenza “terapeutica” della canzone “I Will Survive”), Il posto dell’anima, giusto per citare i titoli più recenti.

Questa fatica del sempre bravo Gianluca Maria Tavarelli (Un amore, Qui non è il paradiso), per la prima volta lontano dalla sua Torino, benché meno originale (la voce narrante di Vince risulta un po’ di maniera), conferma le sue doti di autore dotato di un linguaggio semplice, quotidiano, sincero.

Il prologo, incentrato su Cenzo (un convincente Burruano, ormai a suo agio pure senza il dialetto siciliano) e sui drammi che lo toccano e lo circondano, serve a raggiungere il picco di drammaticità che occorre per raccontare con serietà, e con disincanto, il resto.

Il gesto del pugno chiuso, che campeggia anche sul manifesto, paradossalmente assume una valenza apolitica, un invito generico ed intimo al contempo alla solidarietà, non esclusivamente tra padre e figlio (due figure complementari sin nel nome).

Gli attori calzano a pennello e sono quasi costantemente all’altezza della situazione: Elio Germano, fragile o risoluto, sembra un mix fra Mastandrea, Tirabassi e altri volti conosciuti dell’attuale panorama italiano; la fresca Grimaudo dimostra di non essere solo molto bella.

Max Marmotta