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Recensione

Avevamo già capito di cosa fosse capace l’accoppiata Kad Merad/Dany Boon (quest’ultimo pure sceneggiatore e regista) in Giù al Nord, un successo talmente vasto perfino su scala internazionale da generare un franchising italiano (con Benvenuti al Sud/al Nord).

E non si parla solo di effetto comico equamente distribuito (senza dimenticare peraltro gli attori comprimari), ma anche di costruire attorno alle gag una trama sufficientemente strutturata.

Nemmeno la nuova collaborazione tra i due attori trascura il plot, che nella seconda metà si avventura addirittura nel territorio sdrucciolevole della fantapolitica (con un’“escursione” nel tante volte nominato e immaginario Tcherkistan), uscendone senza sostanziali danni, nonostante il consapevole (e forse addirittura necessario) calo di ritmo.

Per il resto, assistiamo alle vicissitudini di un irriducibile “malato immaginario” (la professione di fotografo per un’enciclopedia medica non lo aiuta certo a rilassarsi) avvezzo alla ricerca compulsiva in rete (la sequenza prima dei divertenti titoli di testa, oltre a mostrarci il ricorrente sponsor, è attuale, intelligente e, data la quantità di “patologie” mostrate per iscritto in rapida successione, insolitamente munita di utile traduzione) nonché a disturbare in qualsiasi momento, da ben 18 anni, il suo medico curante, in pratica anche il suo unico, esasperato amico.

È lui a spingere il tormentato individuo verso un liberatorio fidanzamento, non sapendo quali circostanze si annidano dietro l’angolo.

Finale quasi “realistico”.

Max Marmotta