Una donna per amica

Siamo onesti: se non fosse per De Luigi, che scatena la propria comicità nel dialogo con la polizia stradale e soprattutto nella gag finale in aeroporto (dopo aver riproposto stancamente situazioni di incomprensione linguistica con la portiera pugliese e con la conoscente che si mangia le parole Raffaele, l’unico altro nome del cast meritevole di citazione, e una volta ribadita l’incomunicabilità etica con la “tagliente” cliente Cucciari), il nuovo lavoro di Veronesi (pur reduce dal più curato L’ultima ruota del carro), il quale assai pretestuosamente rispolvera l’irrisolto (e per nulla affrontato) dilemma dell’amicizia tra uomo e donna, non sfoggerebbe reali motivi di interesse.

La controparte femminile, la coccolata Casta (che pure avrebbe dei trascorsi cinematografici onorevoli, quantomeno per le scelte), al di là di qualche mossa sinuosa dimostra di non meritare l’esagerato affetto mediatico di cui è circondata da troppi anni.

Delle origini del rapporto tra Francesco, zelante avvocato, e Claudia, veterinaria italo-francese con sorella (Solarino) sbandata, sappiamo poco o nulla, se non che lei ama gli scherzi stupidi e l’eccessiva leggerezza.

Quasi un tipo da evitare! Ma il penalista, che tenta di consolidare un rapporto con la collega Lodovini (un po’ disorientata), le vuol bene teneramente, e si accorge in che proporzioni solo quando lei convola a frettolose nozze con l’ambientalista Giovanni (Giannini).

Si rifugge la via più scontata; le lacune disseminate restano tuttavia numerose.