
I fratelli Karamazov
- Petr Zelenka
- Igor Chmela, Jerzy Michal Bozyk, Malgorzata Galkowska, Michaela Badinková
- Drammatico
- Polonia, Repubblica Ceca
- 24 April 2008
Recensione
Quanti film che giocano con il teatro sono stati realizzati negli ultimi 30 anni? Non pochi. Bellocchio (che sarebbe tornato in qualche modo sull’argomento con Il sogno della farfalla) in Enrico IV – testo pirandelliano che già per sua natura entra ed esce da una rappresentazione – all’inizio ci fa varcare impercettibilmente il confine tra realtà e “palcoscenico”; Stoppard in Rosencrantz e Guildenstern sono morti trasferisce sullo schermo il suo testo, che sovverte l’Amleto scardinandolo dall’interno; Malle in Vanya sulla 42ª Strada rappresenta Čechov in maniera analitica e, all’occorrenza, extrascenica; con didascalico autocompiacimento, Al Pacino nel suo documentario Riccardo III – Un uomo, un re esplora, indaga Shakespeare (che inevitabilmente ritorna).
Fino agli esempi più recenti, vale a dire il proscenio che ogni tanto fa capolino nel tolstojano Anna Karenina di Wright e la meta-recitazione masochista orchestrata da Polanski in Venere in pelliccia (ma è chiaro che si potrebbe anche andare indietro, per esempio fino a Capriccio all’italiana, con lo splendido e tormentato allestimento dell’Otello – ancora il Bardo… – con marionette umane nell’episodio di Pasolini Che cosa sono le nuvole?).
In questa stagione prodiga di recuperi risalenti addirittura al 2008, un tassello prezioso si aggiunge alla comunque incompleta lista di cui sopra.
Partendo dal rigoroso, tragico testo di Dostoevskij (adattato per il grande schermo in più versioni, la più celebre delle quali è forse quella di Richard Brooks), il regista di Praga Zelenka imbastisce un potente parallelismo tra una storia familiare letteraria di imperitura attualità, irta di dubbi teologico-esistenziali, di passioni, di crimini, e la classe operaia, attualmente in crisi come la maggior parte dei comparti economici.
In una fitta rete di dialoghi sottotitolati, tra ceco (la lingua degli attori che si preparano a rappresentare I fratelli Karamazov) polacco (parlato dai pochi metalmeccanici rimasti nella fabbrica semi-abbandonata nei pressi di Cracovia, luogo evocativo e insolito in cui si terrà la recita), occasionalmente inglese, a testimoniare un primordiale problema di comunicazione anche tra arte e lavoro, il film compara il teso dramma tra consanguinei (il dissoluto Dmitrij, lo scettico Ivan, lo spirituale Alëša, l’instabile Smerdjakov, il loro inaffidabile padre, le donne e i soldi che si contendono) alle dinamiche tra gli attori che si consumano, talvolta ironicamente, dietro le quinte, senza mai dimenticare lo sguardo della manovalanza che assiste incuriosita alle manovre di questi “alieni” e che ha le proprie, grosse preoccupazioni da fronteggiare.
E non manca neppure, in apertura e in chiusura, un sapido riferimento alla discendenza del grande scrittore russo.
I tempi cambiano, ma non troppo.