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Trama

Bordeaux, 1940. I tedeschi sono alle porte, la repubblica di Vichy sta per formarsi, Pétain è in azione. Presso l’hotel Splendid convergono vari personaggi: Viviane Denvers, diva cinematografica al seguito del ministro filo-germanico Jean-Étienne Beaufort, suo amante; lo scrittore Frédéric, fuggito dal carcere grazie al simpatico furfante Raoul mentre era in atto un’evacuazione, condannato subito prima della guerra per l’omicidio di Arpel (delitto in realtà commesso da Viviane, che aveva relazioni con entrambi); il giornalista Alex, in apparenza corteggiatore dell’attrice, in realtà pericolosa spia nazista; il professor Kopolski e la sua giovane assistente Camille, circospetti perché impegnati nel delicato trasporto di alcuni recipienti di acqua pesante, elemento essenziale per la costruzione di bombe atomiche.

Tra doppi giochi e il caos dettato dagli eventi storici, ognuno persegue il suo obbiettivo.

Recensione

Isabelle Adjani (Viviane), che aveva già recitato quindici anni prima al fianco di Gérard Depardieu (Jean-Étienne) nell’intenso Camille Claudel, pare quasi che riprenda il suo brevissimo ruolo d’attrice di Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (che però era ambientato un ventennio dopo): il suo personaggio, tutto votato all’estetica, isterico, opportunista, insopportabile, è utile per sintetizzare un’epoca quantomai burrascosa in un contesto sociale altero e sprezzante.

Lo sfondo è pertinente e il regista Rappeneau, autore del capolavoro Cyrano de Bergérac e de L’ussaro sul tetto, sfrutta la prima parte, più leggera ma meno corposa, a fini puramente propedeutici, per poi imprimere un cadenza più convincente nella seconda.

Per la verità, nonostante il mélange intelligente di commedia, noir e ricostruzione storica, non sembra un suo film, è di certo curioso ma non straordinario quanto vorrebbero attestare le undici candidature raggranellate in occasione dei César.

Insomma, raffreddiamo gli entusiasmi e concentriamoci sugli abili interpreti, fra i quali militano un Peter Coyote con notevoli doti di poliglotta, un Attal bonariamente canagliesco e un Dérangère (Riunione di condominio) in grado di connettere gli eventi della messinscena.

Max Marmotta