
I diari della motocicletta
- Walter Salles
- Gael García Bernal, Mercedes Morán, Mía Maestro, Rodrigo De la Serna
- Amazon Prime, Da Riscoprire, Drammatico
- Argentina, Brasile, Cile, Francia, Germania, Perù, Regno Unito, Stati Uniti
- 6 February 2004
Trama
Cordoba (Argentina), gennaio 1952. Il ventitreenne Ernesto Guevara (detto Fuser), specializzando in leprologia, e il suo amico biochimico, il ventinovenne Alberto Granado (detto Mi Al), partono in sella ad una vecchia motocicletta (una Norton 500 del ’39, che loro affettuosamente chiamano la Poderosa) alla volta del Cile, del Perù, del Venezuela, per un viaggio (che imprevedibilmente si protrarrà fino al luglio successivo) alla scoperta dei segreti, delle culture, della storia dell’America Latina.
Fanno tappa presso la casa della fidanzata del primo, Chichina, che gli affida 15 $ per l’acquisto di un costume da bagno.
Quei soldi diventeranno ben presto una delle poche risorse dei due amici, ad un certo punto abbandonati dallo sgangherato mezzo di trasporto e costretti a proseguire in autostop.
Ernesto e Alberto conoscono molte persone, visitano i resti della civiltà inca e giungono al lebbrosario di San Pablo, dove la generosità del più giovane, affetto da asma, emerge ulteriormente.
Recensione
Parte piano il nuovo lavoro di Walter Salles (Central do Brasil, Disperato aprile), commissionatogli dal produttore Robert Redford, sembrando che non abbia narrativamente molto da offrire se non un po’ di avventura on the road di derivazione biografica, con tocchi di humour pensati per far scorrere meglio la storia.
Poi il film, da “turistico” che era, diventa lentamente un’esplorazione ragionata delle differenze (tante) e delle affinità (ancora più numerose) culturali del popolo sudamericano, sviluppata con intelligenza dal regista e condotta dall’altruismo e dalla schiettezza, a volte perfino fonte di imbarazzo, del protagonista Ernesto (un ottimo Gael García Bernal), giovane meritoriamente –vuol dirci la pellicola– destinato a diventare un simbolo rivoluzionario, il Che.
Un omaggio sincero alla sua personalità in fieri, dunque, e ad un rispetto per i meno fortunati che dovrebbe fungere da esempio a chiunque si professi caritatevole.
Fa da contraltare al personaggio principale la simpatica cialtroneria di Alberto Granado (il quale appare, ormai ottantenne, nell’emozionante inquadratura finale, precedente i titoli di coda con l’autentico articolo di giornale sull’impresa dei due sodali), interpretato dal credibile Rodrigo de la Serna.