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Recensione

Ancora una storia vera per Easwood e, dopo Sully, un altro eroe riabilitato.

Jewell (Hauser già apprezzabile in Tonya e BlacKkKlansman) è un giovane sovrappeso che vive con la premurosa madre (l’intensa Bates), sogna di fare il poliziotto e ama un po’ troppo le armi.

Compensa l’ingenuità con la meticolosità.

Un giorno, nel 1996, da guardia giurata trova ad Atlanta durante un concerto per le Olimpiadi uno zaino sospetto con una bomba e riesce insieme agli addetti alla sicurezza a evacuare la zona, evitando il peggio (due persone perdono comunque la vita).

Subito acclamato, l’uomo si ritrova presto indagato da alcuni scorretti agenti dell’FBI, Shaw (Hamm) in testa, che vedono in lui un mitomane capace di creare allarme per la gloria, e non importa se non tutto quadra.

Lo difende Bryant (l’inarrivabile Rockwell), avvocato fuori dagli schemi conosciuto tempo addietro (ottimo il prologo).

Claudica il primo atto (forse richiedeva più azione, però resta in tono), e la strutturazione del personaggio della giornalista Scruggs (Wilde), per l’importanza che riveste, rasenta il macchiettismo.

Asperità che non intaccano affatto la visione d’insieme, meno patriottica di quanto sembri in superficie e sempre concentrata sulla fragilità umana, non solo del complessato protagonista Richard (scomparso nel 2006), che, senza ulteriori sottolineature, ripensa a chi non ha salvato, ma anche di coloro che frettolosamente lo giudicano.

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Max Marmotta