Video & Photo

1 videos

Trama

Martino fa il custode notturno della torinese Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema, all’interno della quale ha ricavato, da un magazzino abbandonato, il suo mini-appartamento.

Monta alle 24, insieme all’amico metronotte Bruno (l’unica persona, con l’operaio Ivan e il cugino Maurizio, con cui parla), non prima di essere passato da un vicino fast food (che chiude proprio a quell’ora) per prendere la cena.

Nel locale lavora Amanda, residente, con la coinquilina sciampista Barbara, nel lontano quartiere della Falchera, nonché fidanzata ad un topo d’auto detto l’Angelo, che gira spesso con una piccola banda e sogna di comprarsi una Jaguar.

Una volta solo, Martino, che non si separa mai dalla sua bicicletta e dalla sua cinepresa antica, è uso riaccendere tutte le luminarie e proiettare per sé capolavori del muto; una sera, prima di cominciare a lavorare, incappa in Amanda, in fuga dalla polizia in seguito ad un diverbio con il suo principale.

Il timido guardiano le offre riparo… .

Recensione

Archiviato lo scandalo di Guardami (1999), l’ex-critico Ferrario torna sul suo set preferito, Torino (già al centro del riuscito Tutti giù per terra e del prossimo Se devo essere sincera, con la Littizzetto), per proporci una tenera vicenda sentimentale contenuta in un vibrante atto d’amore nei confronti del cinema, dei primordi in particolare (ci sono filmati di Giorgio Pastrone e, soprattutto, di Buster Keaton, al quale il misurato protagonista Pasotti s’ispira con verve nichettiana).

Un’operazione sostenuta dal Comune, che senz’altro ne ricava un ritorno d’immagine; ma anche l’autore, che ha pure finanziato questo suo esperimento dopo il naufragio di un progetto americano, ci ha guadagnato, avendo a disposizione uno straordinario set “naturale” dove girare (in digitale, con notevoli risparmi) prevalentemente –com’è ovvio– di notte.

Un clima poetico, “magico” pervade la pellicola, il cui umorismo lunare si situa a metà tra l’incerto Figli di Annibale (dello stesso regista, con Orlando, ora ammiccante narratore) e le venature nostalgiche del coevo A/R – Andata + Ritorno.

Tantissimi riferimenti e contributi intelligenti: dalla riscoperta dei numeri di Fibonacci, che provano a individuare la “precisione del caso”, alle riprese “d’inizio secolo” (quello nuovo, però), dalla carica infusa ai personaggi da “Ricominciamo” di Pappalardo alle azzeccate musiche di Banda Ionica (con Roy Paci), Daniele Sepe, Fabio Barovero, fino alle divertite partecipazioni del piemontese doc Barbera (direttore di parecchi festival, qui del museo) e del co-produttore Zanini (Strizzapalle) .

Max Marmotta