
La grande seduzione
- Jean-François Pouliot
- David Boutin, Dominik Michon-Dagenais, Lucie Laurier, Raymond Bouchard
- Commedia, Drammatico
- Canada
- 20 May 2003
Trama
A Sainte-Marie-la-Mauderne (Québec), piccolo villaggio di pescatori costretti a vivere di sussidi, persino il sindaco è andato via appena gli si è presentata una seria occasione di impiego.
Ma l’indomito Germain Lesage ha un progetto: convincere una multinazionale ad aprire una fabbrica, foriera di lavoro per tutti, proprio all’interno del minuscolo comune.
Il problema, però, è che tra i paesani manca un medico, la cui presenza è necessaria per questioni assicurative, ed è davvero difficile, malgrado gli ingenui inviti, che laggiù se ne trasferisca uno.
Proprio grazie all’ex-primo cittadino arriva l’occasione giusta: il giovane dottore Christopher Lewis è costretto a trascorrere un mese in quel posto sperduto.
Germain, con il prezioso aiuto dello svagato direttore di banca Henri (che cede casa sua al prezioso ospite), dello sciatto amico Yvon, del semplice Steve, delle mogli di ognuno e della sparuta popolazione, fa di tutto per convincere Christopher che si trova in un’oasi da sogno.
Spiato telefonicamente, l’uomo trova così inattesi riscontri nella passione per il cricket, nelle preferenze per l’abbigliamento femminile,nella soddisfazione di raccogliere denaro per strada… .
Recensione
Gradevole, non c’è che dire. Pouliot inquadra con disincanto (e con un pizzico di tono fiabesco nel prologo e nell’epilogo) la situazione statica del paesino e l’orgoglio degli abitanti, il factotum Germain (un simpatico Raymond Bourdon) su tutti, nel volervi rimanere.
La riflessione finale non è neppure disprezzabile: fino a che punto è giusto mentire per raggiungere i propri, pur nobili, scopi (nella fattispecie, il bisogno di fronteggiare la cronica carenza di lavoro)? È dunque vero, per dirla più comunemente, che il fine non giustifica i mezzi? Tuttavia, a ben guardare, l’umorismo è spesso all’acqua di rose, ed è evidente sin da subito che dietro alla commediola non c’è la forza di un Loach o, per allontanarsi dall’Europa e citare un connazionale ormai illustre del regista, di un Arcand.
Tra l’altro, a volere essere pignoli, il dottor Lewis (David Boutin) ci viene presentato all’inizio come un edonista noncurante e superficiale, mentre durante il soggiorno emergono una sperduta timidezza e una dolcezza non del tutto giustificabili dalle circostanze di un ambiente differente.
Sottili imperfezioni che è corretto sottolineare ma che comunque, è altrettanto giusto ribadirlo, non guastano più di tanto il piacere della visione.