
In America – Il sogno che non c’era
- Jim Sheridan
- Djimon Hounsou, Paddy Considine, Samantha Morton, Sarah Bolger
- Drammatico, Famiglia
- Irlanda, Stati Uniti
- 31 October 2003
Trama
Johnny e Sarah, irlandesi, hanno due bambine, Christy e Ariel. La maggiore si diverte a filmare di continuo con la sua videocamera, quasi sempre accesa quando la famiglia si trasferisce, in clandestinità, a New York, in un appartamento cadente all’interno di un edificio popolato da reietti.
Il più piccolo dei figli, Frankie, è scomparso tragicamente, e Johnny, in cerca di scritture teatrali, non riesce ancora a farsene una ragione.
A tutti sarà d’aiuto l’incontro con Mateo, immigrato africano che non esce praticamente mai di casa (abita nello stesso palazzo) e passa le giornate a dipingere furiosamente.
Anche durante la nuova gravidanza di Sarah.
Recensione
Siamo sicuri che sia tutto qui? Siamo certi che il regista di The Boxer, che ha redatto il copione insieme alle figlie con chiari intenti autobiografici (c’è persino una dedica a Frankie Sheridan), si sia limitato ad imbastire una storia facile, magica, fiabesca (ci sono tre desideri), con dialoghi spesso banali? Assodato che l’opera, al di là della provenienza dei suoi personaggi, non è allineata con la precedente filmografia del cineasta, che non sempre le ingenuità sono volontarie (fra le note stonate, il repentino cambiamento d’atteggiamento di Mateo e l’improvvisa rottura del ricercatissimo silenzio nella scena finale) e che qualche pagina dello script poteva essere eliminata, i motivi di interesse sussistono.
Anzitutto, c’è una ricerca del distacco emotivo: è come se gli autori volessero creare un divario tra il proprio dolore e la partecipazione dello spettatore, in una sorta di commozione “ragionata”; ne sarebbero prova le scappatoie più o meno ironiche (la “dichiarazione d’amore” di Mateo oppure l’esclamazione della piccola Ariel “Ma qui muoiono tutti!”) e la voce narrante di Christy, spesso impegnata a immortalare gli eventi e in grado di imprimere l’“avanzamento veloce” ai tempi morti.
Secondariamente, e di conseguenza, la sottolineatura della finzione: la famiglia tenta di essere americana e l’attore Johnny (il Considine di Last Resort) viene invitato da Sarah più volte, per la serenità domestica, a “recitare”.
Infine, la figura del mendicante, che apposta porta lo stesso nome del figlio defunto (la cui dipartita è cagione di continui rinfacciamenti) ed ha a che fare soltanto con il padre: se il “pagatore” Mateo, anch’egli malato (e non a caso soccorso per le scale) sancisce il passaggio tra l’erede scomparso e la nascitura (bella la sequenza “all’inverso” delle mani), questa sorta di spettro blandisce e ossessiona simbolicamente l’indomito genitore, fino a strappargli un urlo soffocato.
Bravi i nominati all’Oscar Hounsou e Morton, anche se è più determinante la presenza delle sorelline Bolger.