
Maghi e viaggiatori
- Khyentse Norbu
- Dasho Kado, Gup Kado Duba, Sonam Lhamo, Tshewang Dendup
- Avventura, Drammatico
- Australia, Bhutan, Regno Unito
- 9 September 2003
Trama
Dondup è un funzionario governativo, profondamente annoiato, dopo neanche un mese, dal suo incarico in una piccola comunità rurale.
Attende, scalpitando, una lettera, che finalmente arriva: è il via libera per recarsi in America. Senza por tempo in mezzo, Dondup fa il bagaglio e se la svigna, con la scusa di recarsi ad una festa religiosa.
Ma, trattenuto da un pio di inconvenienti, perde l’unica corriera che ogni giorno va a Thimphu, il grande centro più vicino.
Stizzito e demoralizzato, l’uomo spera nell’autostop. Strada facendo incontra, nell’ordine, un venditore di mele, un monaco e un artigiano della carta di riso che viaggia insieme alla graziosa figlia Sonam.
Il “fuggiasco”, mentre comincia ad invaghirsi della ragazza, ascolta la storia, narrata un po’ alla volta dal saggio religioso, di Tashi, irrequieto apprendista mago, fratello del più posato Karma.
Finito su un cavallo che lo conduce molto lontano, anche l’insofferente protagonista del racconto conosce qualcuno: l’anziano Agai e la sua giovane e piacente moglie Deki, che cambierà la sua vita.
Recensione
Le due storie in parallelo (e, volendo, simili) sono un pacifico monito che il vero monaco buddista Khyentse Norbu, già autore del simpatico –e leggermente superiore– La coppa, muove contro la lesiva ambizione dell’individuo, indirizzata verso gli Stati Uniti nel caso di Dondup e tra le braccia di Deki nel caso di Tashi.
Servendosi, come nella precedente pellicola, di attori non professionisti, il regista non rinuncia al suo mero linguaggio universale per descrivere al pubblico dell’intero pianeta gli usi e i costumi del proprio Paese (talmente a digiuno di cinema che questo è il primo film interamente girato al suo interno), allo scopo di metterli indirettamente a confronto con le altre culture.
Risultato interessante (benché non esaltante), rivelato dall’impossibile viaggio del funzionario (al quale la figura di Tshewang Dendup si addice alla perfezione) metaforicamente trattenuto da umanissimi ostacoli, tutti, checché lui ne dica, con qualcosa da insegnargli.
L’opera si segnala pure per alcune suggestive ed accurate scelte stilistiche, contenute perlopiù nella parte raccontata.