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Recensione

Commedia corale inglese, girata due anni fa da un Oliver Parker (Un marito ideale, L’importanza di chiamarsi Ernest) temporaneamente in vacanza dagli adattamenti da Wilde (ma intanto ha già completato Dorian Gray), coadiuvato dall’esordiente Barnaby Thompson, suo produttore abituale (insieme stanno già realizzando il seguito, St. Trinian’s: The Legend of Fritton’s Gold). Il risultato sarebbe probabilmente parecchio esiguo senza l’apporto divertito di attori di razza quali Rupert Everett (perfetto nel doppio ruolo del padre danaroso e annoiato della protagonista Annabelle – la gradevole Talulah Riley – e di Camilla Fritton, la zia direttrice del cadente collegio femminile in cui la ragazza viene abbandonata all’inizio) e Colin Firth, inflessibile ministro che vuole eliminare le scuole più improduttive del regno, a partire da quella del titolo, in bancarotta e popolata da allieve che tutto fanno (civettano, distillano alcool, pianificano crimini) fuorché studiare, e saranno loro, anzi, a impugnare la situazione per salvare l’istituto.

Oltre al cast (in cui appaiono pure nomi relativamente noti come Lena Headey, Mischa Barton, Anna Chancellor, Stephen Fry, Toby Jones, Caterina Murino e Celia Imrie), il secondo elemento potenzialmente vincente è il ritmo indiavolato che fa spavaldamente appello alla buona disposizione dello spettatore, al suo eventuale desiderio di abbassare le esigenze standard al solo scopo di trascorrere un’abbondante ora e mezzo senza pensieri.

Il prodotto finale alterna momenti godibilmente riusciti, contrassegnati dal tipico humour britannico, ad altri, considerata ogni attenuante possibile, inevitabilmente spenti e loffi.

Data la cifra stilistica arditamente sopra le righe, non si poteva comunque pretendere molto di più.

Max Marmotta