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Trama

Costiera amalfitana, 1946. Il giovane e determinato brigadiere Gatta viene trasferito in un paese silenzioso e oscuro, nel quale campeggia il sinistro albergo di proprietà del temibile Giuseppe De Rosa.

Nell’immobile gestito dall’uomo, che per timore la moglie, i due figli, il genero Primo De Biasi non osano contrastare, sei anni prima è avvenuta una misteriosa catena di spietati delitti (aventi origine da una paternità illegittima), prontamente insabbiati all’epoca.

Scavando nel passato e nell’irriducibile omertà, Gatta tenta di fare luce sui fatti.

Recensione

Non bisogna rivelare troppo di questo film di Gaudino (Io e il re, Prime luci dell’alba) sceneggiato da Pasquini e dall’olmiano Brenta (anche registi, a loro volta, rispettivamente di Santo Stefano e degli analoghi –per ritmo pacato– Maicol e Barnabo delle montagne), nonché basato su eventi reali avvenuti ad Alleghe, nel bellunese, negli anni Trenta (e scoperti solo nei Sessanta); infatti, il pregio maggiore della pellicola è il mantenimento di un’aura di mistero (che avvolge la storia per una buona metà, ricordando 21 grammi), addensata dalla necessaria avarizia dei dialoghi e dissolta parsimoniosamente dall’ottimo montaggio (incentrato sui flashback, a volte fulminanti) di Patrizio Marone.

La ricollocazione fisica e temporale, poi, garantisce una cornice sanguigna (il napoletano, più precisamente Gaeta, sullo sfondo) e cadente (le macerie del dopoguerra, il bisogno di ricominciare a vivere), come se la vicenda (intessuta di delitti “comuni”, di quelli che popolano la cronaca nera odierna, proposti comunque in ordine) fosse una metafora delle conseguenze della dittatura.

E difatti la presenza pressoché occulta del patriarca De Rosa (un Nicola Di Pinto che incute terrore), responsabile dell’intricata saga familiare, dà origine a malefatte concatenate degne di un duce.

Da riassaporare nei giorni successivi alla visione; ad ogni modo, se ne consiglia una seconda per apprezzare meglio i dettagli (tipo le date sulle lapidi) o distinguere con maggiore attenzione i volti di alcuni dei bravi ma spesso sconosciuti interpreti.

Max Marmotta