
Ti do i miei occhi
- Icíar Bollaín
- Candela Peña, Laia Marull, Luis Tosar, Rosa Maria Sardà
- Drammatico, Sentimentale
- Spagna
- 8 October 2003
Trama
Terrorizzata dall’apparentemente immotivata aggressività del marito Antonio, commesso in un negozio di elettrodomestici di Toledo, una notte Pilar sveglia il suo piccolo Juan e, senza neanche mettersi le scarpe, fila dalla sorella Ana, intenta nei preparativi del suo matrimonio con lo scozzese John.
La permanenza si prolunga e Pilar, malgrado la madre Aurora le consigli di tornare dal sempre più infuriato consorte (al contrario dell’indignata Ana, che ha trovato dei referti medici che attestano le ingiurie subite dalla congiunta), trova un nuovo lavoro come cassiera di un museo, con impreviste possibilità di crescita prospettate dal capo Rosa e dalla collega Lola nel campo dei beni culturali, con eventuale trasferimento a Madrid.
Nel frattempo, Antonio ha preso a frequentare le sedute di gruppo per curare l’attitudine alla violenza domestica organizzate da un paziente psicologo.
L’uomo annota progressi e recessi su un quaderno; quando si sente pronto, in seguito ad una lunga fase di corteggiamento, torna dalla moglie, supplicandola di ritentare la convivenza.
Un po’ titubante, Pilar accetta. Ma gli eventi sono destinati a precipitare di nuovo.
Recensione
La regista spagnola Icíar Bollaín, già attrice in Terra e libertà, ha realizzato una pellicola tesa e importante, non a caso baciata, in patria, dal successo di pubblico e vincitrice di sette Goya, fra cui quelli per i migliori protagonisti, i bravissimi Laia Marull, annichilita dal panico in più di una sequenza, e Luis Tosar (I lunedì al sole), peraltro premiati pure a San Sebastián.
Personaggi attentamente definiti (anche i secondari, vedi la famiglia di Pilar e in particolare la madre abituata alla remissività), dialoghi mai banali, percosse più suggerite che viste; si tenta, inoltre, un’analisi psicologica (e non giustificativa) del fenomeno della violenza domestica, non tanto con le scene riguardanti le sedute (in cui si evince la leggerezza e l’ignoranza di alcuni dei partecipanti), quanto attraverso il percorso dell’incolto ma volenteroso Antonio, probabilmente condannato ad un carattere impossibile e a scatti incontrollati a causa di insicurezze, paure e profondi complessi d’inferiorità nei confronti della moglie e dei parenti.
Non ci si scorda, infine, di mostrare misuratamente il necessario smarrimento del figlioletto, prima vittima incolpevole, in quanto testimone, di tanta debordante collera.