
Totò Sapore e la magica storia della pizza
- Maurizio Forestieri
- Eugenio Bennato, Lello Arena, Mario Merola, Pietra Montecorvino
- Animazione
- Italia
- 19 December 2003
Trama
Napoli, XVIII secolo. Totò Sapore è un giovane menestrello che con le sue canzoni incentrate su pranzi luculliani aiuta il popolo affamato a dimenticare la povertà e a rimanere in allegria.
La strega Vesuvia, per l’appunto insediata all’interno del vulcano della città, non sopporta e non si spiega tutto questo buonumore e decide di intervenire per porvi fine.
Con l’apporto del suo grasso e goffo assistente Vincenzone, che sogna di fare l’attore e perciò si cimenta volentieri nel travestimento, fa avere a Totò quattro pentole magiche, grazie alle quali il ragazzo diventa un cuoco aprezzatissimo: infatti, basta infilare qualsiasi cosa all’interno dei tegami e ne esce un manicaretto prelibato.
Il cantastorie fa questa scoperta insieme all’esagitato Pulcinella, che d’ora in poi lo accompagna nelle sue peripezie: i due vengono chiamati a corte (la famiglia reale ha assaggiato le leccornie che “cucinano”), dove Totò sostituisce l’invidioso chef francese Mestolon e si innamora di sua figlia Confiance.
Ma il piano di Vesuvia è solo all’inizio… .
Recensione
Prodotto da Lanterna Magica, il cartoon di Maurizio Forestieri ha un bellissimo incipit tridimensionale realizzato da Marcos Mateu Mestre, che riproduce elegantemente la Napoli settecentesca (una panoramica riproposta pure alla fine).
Come il coevo Opopomoz, il lungometraggio, che in un primo tempo doveva chiamarsi Le avventure di Totò Sapore, si svolge a Napoli ed è abitato, volontariamente, da pericolosi stereotipi che, è curioso, non ne sminuiscono la vendibilità: il binomio povertà/allegria, la musica (un’esplosiva miscela di tradizione e modernità firmata dai fratelli Edoardo e Eugenio Bennato), il Vesuvio, Pulcinella (nella versione creata, anni or sono, da Lele Luzzati) e, verso la fine, la pizza, che, a quanto si capisce dalla frettolosa genesi proposta dalla sceneggiatura, poteva essere inventata in qualsiasi momento.
I dialoghi, a cui ha messo mano l’ormai navigato Umberto Marino, sono ricchi e spigliati, ben resi da un doppiaggio agile diretto dallo stesso Lello Arena (che dà voce alla più celebre maschera partenopea) e insaporito dalle partecipazioni di Mario Merola (il suo Vincenzone, nell’aspetto, sembra nato dalla fusione tra il cantante/attore e Gambadilegno) e Francesco Paolantoni (che, alla sua maniera, dà vita all’intera “famiglia” di pentole).
L’animazione è, generalmente, buona (i disegnatori provengono da varie parti del mondo), ma l’acrobatico ingresso in scena di Totò in stile Jim de Il pianeta del tesoro (è non è l’unica scopiazzatura dall’universo disneyano) non appariva indispensabile.