
Vaniglia e cioccolato
- Ciro Ippolito
- Alessandro Preziosi, Joaquín Cortés, Maria Grazia Cucinotta, Roberta Aliberti
- Drammatico, Sentimentale
- Italia
- 13 February 2004
Trama
Penelope, che tutti chiamano Pepe, è un’insegnante di musica trasferitasi nella grande casa vicino al mare che apparteneva a sua nonna.
È in fuga rabbiosa dal marito Andrea, giornalista, che l’ha tradita diverse volte e non si è mai assunto una sola responsabilità.
Anche per questo la donna, che lo conobbe quando erano ancora ragazzini, lo ha lasciato a prendersi cura dei loro tre figli.
Durante la sua vacanza di riflessione, Pepe, che ritrova il suo affettuoso vicino di casa, il professor Briganti, sempre alle prese con la tartaruga Piccarda, ricorda il rapporto conflittuale con la madre, adultera a sua volta, e la sua relazione segreta con Carlos, un pittore.
In assenza della moglie il confuso Andrea trova il carteggio dei due amanti… .
Recensione
Produttore e sceneggiatore, Ciro Ippolito diresse negli anni ’80 film quali Alien 2 sulla Terra (sotto pseudonimo), Arrapaho e Uccelli d’Italia (con gli Squallor).
Oggi, dopo molti trascorsi, si rimette dietro la macchina da presa ed adatta, assai liberamente, un romanzo di successo che porta la firma di Sveva Casati Modignani.
Un plot schematico che ha dato origine a una sceneggiatura di rara inconsistenza, capace di aprire in pieno melodramma parentesi che si vorrebbero ironiche ma sono solo lo specchio della scarsa qualità dei dialoghi, il cui livello non supera quello delle soap-operas.
Purtroppo per il regista non sono sufficienti alcune inquadrature sbilenche o un piano-sequenza collocato in un magazzino riciclato in redazione (davvero poco credibile!) e neanche il topos della pioggia a vivacizzare un’azione che di fatto non c’è.
La Cucinotta ritorna al cinema dopo la gravidanza, ma la sue dolcezza post-maternità non bastano ancora a farne una buona attrice, mentre Cortés, che pure debuttò (goffamente) sul grande schermo con Almodóvar ne Il fiore del mio segreto, non balla (o quasi) e esibisce una faccia da schiaffi per tutta la durata della sua parte (in fondo, non così lunga).
Sarebbe stato più interessante approfondire in maniera meno blanda le conseguenze di una brusca separazione per i figli; malauguratamente, il tono è così precario da smarrire qualsiasi proposito.
Il titolo si riferisce al contrasto di sapori (concentrato in un bignè) che suggellò l’incontro tra Pepe e Andrea.