
4-4-2 – Il gioco più bello del mondo
- Claudio Cupellini, Francesco Lagi, Michele Carrillo, Roan Johnson
- Alessandro Guasco, Giovanni Luca Izzo, Nino D'Angelo, Roberto Citran
- Amazon Prime, Commedia, Da Riscoprire
- Italia
- 18 May 2006
Recensione
Quanti se ne facevano di film sul calcio! Fino a vent’anni fa il cinema cavalcava assai volentieri la passione italica per il pallone.
Da un titolo (straniero) di grandissimo successo, Fuga per la vittoria, discese in campo per poche stagioni uno sciame di commediole e commediacce, da Il tifoso, l’arbitro e il calciatore a Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento, da Mezzo destro, mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone al mitico L’allenatore nel pallone, per il quale si pensa con insistenza a un seguito.
Ma ci si poteva anche imbattere nel melanconico Ultimo minuto di Pupi Avati o nel “sordiano”, già più datato, Il presidente del Borgorosso Football Club.
Ultimamente hanno rispolverato il genere (destando poca attenzione) i tedeschi con lo storico Il miracolo di Berna e gli inglesi con il biografico Best, nonché gli americani con Goal! – Il film.
Adesso, dopo che Boom!, Ultimo stadio e Ora e per sempre (sul Grande Torino) sono passati inosservati e il secondo capitolo di Eccezzziunale… veramente ha mostrato di essere démodé, il cinema nostrano torna ad esplorare l’argomento con questo 4-4-2 (da uno degli schemi di gioco più popolari), non un lungometraggio bensì quattro cortometraggi diretti da altrettanti esordienti (provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia) che hanno come minimo denominatore comune la collaborazione in sede di sceneggiatura di Paolo Virzì, il che garantisce all’insieme una “leggerezza ponderata”, una fiera di meschinità umane stemperata nel sorriso.
E l’uscita, neanche a farlo di proposito, coincide come è noto con il più grosso scandalo sportivo nella penisola a memoria di opinionista, aggiungendo particolare curiosità specialmente là dove lo sguardo registico si rivela particolarmente sconsolato.
I primi due episodi non entusiasmano, impregnati come sono di stereotipi (su tutti il giovane mariuolo e la calciatrice lesbica).
In Meglio di Maradona di Michele Carrillo l’allenatore rionale Gaetano Lanzetta, alias Nino D’Angelo (probabilmente memore di Quel ragazzo della curva B e di Tifosi), suda le proverbiali sette camicie per convincere il talentuoso scugnizzo Antimo (Alessandro Guasco) a trasferirsi a Torino, tra i “pulcini” della Juventus (“quella vera” si intravede).
Ma il ragazzino quando si comincia a parlare di regole rivendica la sua libertà. Se la passa male pure Laura (Alba Rohrwacher), futura moglie dell’egoista e mammone Alberto (Rolando Ravello), coach della Lazio femminile (a parte Sognando Beckham, pochi filmakers si sono interessati dell’“altro lato del pallone”) ne La donna del mister di Claudio Cupellini.
Dopo che il “mister” in questione striglia per l’ennesima volta l’elemento migliore del suo team, Francesca (Francesca Inaudi), quest’ultima pensa bene di insidiargli la scontenta fidanzata meridionale.
Cinismo degno della migliore tradizione cinematografica e ancora qualche cliché per Balondòr di Francesco Lagi, nel quale il viscido procuratore Antonio Colnaghi (Gigio Alberti) quasi rapisce dal Mali il piccolo Oumar (Hady Sy Mohamed) dopo averlo visto giocare, per proporlo a Milanello.
L’uomo, disperato, non si fermerebbe neppure di fronte ad un tragico imprevisto… Decisamente riuscito, infine, il “profetico” Il terzo portiere di Roan Johnson, nel quale il sostituto Yuri Barzalli (Valerio Mastandrea, con splendido accento toscano dopo i buoni esiti del pugliese in Zora la vampira e del napoletano in Piano 17, entrambi dei Manetti Bros.) si mette d’accordo con altri due titolari (diversamente motivati) della sua squadra in procinto di essere promossa in B (Massimo Reale e Michele Di Virgilio), per truccare l’ultima partita di campionato ed arricchirsi con le scommesse.
Naturalmente, salvo imprevisti. Insomma, può andare come divertissement non necessariamente banale, perfino suo malgrado. Anche perché oggi fa specie leggere sui titoli di coda: “Si ringrazia la Gea World”.