Recensione

Arti, scienze, filosofia, ricerca, confronto, perfino satira intrisa di nero pessimismo. Tutto ciò confluisce nell’opera seconda di Battiato, ben più ambiziosa, prima che complessa, di Perduto amor, affresco nostalgico sulla Sicilia scandito da musiche e odori che già ne facevano un film particolare, non adatto a tutti i palati.

Mantenendo una buona propensione alla – relativa – concisione (la durata di un’ora e mezza, per quanto si lambiscano fin troppi argomenti, è adeguata), il cantautore siciliano esplora la figura di uno dei suoi miti, Ludwig van Beethoven (che sullo schermo ha il volto del controverso regista cileno Jodorowski doppiato da Giulio Brogi), negli ultimi anni di vita, quando la sordità rischiò di compromettere la sua attività di compositore e direttore d’orchestra.

Un’autrice televisiva contemporanea (Bergamasco), pervicacemente impegnata con il compagno (Gifuni) nella realizzazione di un programma televisivo di qualità, si imbatte casualmente (?) nella vicenda del musicista, prima in sogno poi attraverso l’ipnosi regressiva.

Impossibile captare ogni citazione colta inserita nei dialoghi. Qualche vezzo sperimentale riesce, gli attori (in una scena c’è anche quel matto di Antonio Rezza) aiutano.

Max Marmotta