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Trama

Zeno Cosini, giovane disoccupato, non potrà accedere all’eredità del padre finché, secondo le volontà di quest’ultimo, non troverà un lavoro e lo manterrà per un anno.

Il testamento indica anche di rivolgersi al commerciante d’arte Malfenti, del quale Zeno diventa amico.

Invitato a casa dal suo principale, l’uomo fa la conoscenza delle sue quattro figlie: Ada, aspirante attrice, Augusta, ceramista, Alberta, fotografa in crisi, e Anna, ancora una bambina.

Innamorandosi della prima.

Recensione

Inattiva da molti anni, la figlia maggiore di Luigi Comencini torna al cinema e a Roma (dopo avere vissuto in Francia), cambiando tempo (dai primi del Novecento ai giorni nostri) e luogo (in origine era Trieste) del più famoso romanzo di Italo Svevo, già trasposto più fedelmente (ma meno brillantemente) in uno sceneggiato Rai di metà anni ’80 con Johnny Dorelli.

A parte qualche passaggio forse troppo silenzioso (ma l’incomunicabilità, tra padri e figli e tra esseri umani in genere, è uno dei temi portanti del film), il risultato finale è più che buono.

Anche e soprattutto per la capacità della sceneggiatura di rileggere e valorizzare con nuova linfa alcuni momenti del libro, come l’addentrarsi di Zeno in un “paese lontano” (per via della distanza alfabetica tra la sua iniziale e quelle delle figlie di Malfenti) o il delirio del padre malato (un Toni Bertorelli che lascia il segno nonostante la brevità della parte) trasformato in poetica e inesprimibile osservazione delle nuvole.

Gli accenti un po’ estranianti di Fabrizio Rongione (che ha vissuto in Belgio, dove ha recitato in Rosetta) e Chiara Mastroianni (che risiede oltralpe) rafforzano il contenuto della pellicola.

Max Marmotta