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Recensione

Se Koda, fratello orso conservava il fascino della fiaba dotata di morale, il successivo Mucche alla riscossa, spigoloso e sopra le righe, non era certo un bel modo da parte di casa Disney (orfana da pochi giorni di Roy, nipote di Walt ed erede dell’azienda) per accommiatarsi dal classico cartone bidimensionale che tanto successo ha riscosso nei decenni presso piccini e grandi mai davvero cresciuti e che rischiava ormai di cedere il passo ai futuribili prodotti Pixar.

I miracoli ogni tanto avvengono, e cinque abbondanti anni dopo ecco arrivare questa insperata reiterazione, direttamente dalla premiata ditta Musker & Clements (quelli, per intenderci, de La sirenetta e Aladdin), un’opera tradizionale nella grafica (anche quella “alternativa” delle sequenze oniriche), nei temi, nelle musiche (jazz e davvero pregiate, a cura di Randy Newman) e nelle canzoni, non scevra da profondità sia visive (gli stupendi fondali palustri della Louisiana e cittadini della New Orleans d’inizio Novecento) sia narrative.

Protagonista è l’umile Tiana (fra le più belle eroine animate di sempre), cameriera determinata ad aprire un ristorante, equivocamente scambiata a causa di un abbigliamento di ripiego per una ragazza di sangue blu dall’allegramente decaduto principe Naveen, tramutato in rana (con la conseguente e disastrosa pretesa di essere baciato) dall’ambizioso Dr. Facilier, in pratica uno stregone che mira ad arricchirsi. Magari non tutto funziona a dovere: le ombre malvagie sono approssimative, l’obesità dell’alligatore trombettista Louis e l’aria sgraziata della lucciola Ray (doppiati da Pino Insegno e Luca Laurenti), pur significative, meritavano qualche limatura, senza contare che non si bada granché alla logicità della comunicazione uomo-animale; e poi si punta alla commozione prima che alle risa.

Ma il livello permane alto.

Max Marmotta