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Trama

Gilbert Valence è un affermato attore di teatro, che non disdegna il cinema e disprezza la televisione.

Alla fine di una rappresentazione de “Il re muore” di Ionesco, gli viene comunicata la notizia che la moglie, la figlia e il genero sono morti in un incidente stradale.

Qualche tempo dopo lo ritroviamo intento a rimirare con tenerezza il nipotino e a continuare a recitare, come se nulla fosse accaduto.

Recensione

Terzo film in pochi mesi (dopo La stanza del figlio e Sotto la sabbia) sull’elaborazione del lutto, firmato dal maestro ultranovantenne del cinema portoghese che non rinuncia a qualche saggia riflessione sulla vecchiaia.

Uno straordinario Michel Piccoli (l’opera varrebbe tanto anche solo per la sua interpretazione) dà forma ad un personaggio irremovibile (almeno nelle sue convinzioni e nei suoi rituali), i cui vanti –impliciti ed espliciti– vengono demoliti lentamente, attraverso una logica sottile e spietata.

Persino i ruoli di Gilbert, ripresi provocatoriamente di spalle o in piani fissi (ma questo è lo stile ostinatamente rigoroso dell’autore), che comprendono “La tempesta” di Shakespeare e “Ulisse” di Joyce (parte che implica un ridicolo, e “risolutivo”, ringiovanimento) hanno un senso preciso nella narrazione.

Trovano spazio anche un ironico siparietto “politico” e l’incredibile naturalezza di John Malkovich.

Max Marmotta