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Trama

New York, fine anni ’80. Patrick Bateman è uno yuppie di successo che lavora a Wall Street. Costantemente alla moda, divide la sua giornata tra la cura maniacale del proprio corpo, l’impiego, la fidanzata Evelyn, l’amante Courtney, gli amici-colleghi con cui frequenta i locali più gettonati della città, la segretaria Jean, alcune prostitute, un notevole consumo di pornografia, musica e cocaina.

Nessuno sospetta che Patrick in realtà è un feroce serial-killer, spinto a uccidere da motivi alquanto futili.

Recensione

Impresa difficile adattare il successo editoriale American Psycho di Ellis. Mary Harron ci prova affidandosi a uno stile asciutto ed essenziale e al poco noto Christian Bale, ottimo interprete, lanciato da Spielberg ne L’impero del sole all’età di dodici anni.

Fondamentale la scelta di trascurare i particolari granguignoleschi (al contrario di Ellis), per mettere maggiormente in evidenza il grottesco unito a una feroce critica della società contemporanea al suo stato embrionale: gli anni ’80.

Una società asettica basata sull’apparenza e sull’omologazione, tanto che sorge spontaneo chiedersi se siano più agghiaccianti i delitti di Patrick o la “cultura” (frutto di un costante bombardamento dei media) che sciorina alle sue potenziali vittime, e di cui tutti gli occidentali sono portatori.

Nonostante gli innegabili pregi il film (per altro molto apprezzato da Ellis) non riesce mai a decollare, a conferma che la trasposizione cinematografica di un romanzo descrittivo non è un compito da nulla e quasi mai riesce.

Le musiche sono dell’ex-Velvet Underground John Cale.

Sax Marmotta