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Recensione

Dal romanzo epistolare dell’arguta Jane Austen, Lady Susan (nome della protagonista, giovane vedova opportunista), il non meno accorto regista e sceneggiatore Stillman (un pugno di pellicole indipendenti realizzate in oltre un quarto di secolo, fra cui Metropolitan, Barcelona e Damsels in Distress) trae una commedia sentimentale per nulla appesantita dai costumi (l’azione si svolge nella campagna inglese di fine ’700), articolata ed elegante, e chiama a sé le collaudate attrici che impreziosirono il suo The Last Days of Disco, ovvero la luminosa Beckinsale e la sorniona Sevigny (alla quale spetta il ruolo lussuoso ma defilato della confidente americana Alicia, costantemente minacciata di “trasloco” dall’anziano marito, interpretato da Stephen Fry con la consueta classe).

Intenzionata ad accasare la timida figlia Frederica (nome ricorrente in varie forme), che ha il volto puro di Morfydd Clark, Susan s’industria per avvicinarla al vacuo James (il valido Tom Bennett) mentre flirta con Reginald (Xavier Samuel si distingue), fratello dell’allarmata cognata Catherine (Emma Greenwell), presso la quale è andata a risiedere per un periodo indefinito.

La signora ha mire precise, sa che la sua reputazione è fragilissima, tuttavia si rivela sempre pronta a parare le accuse derivanti dall’emersione dei suoi sotterfugi.

Fondamentali la sapidità dei dialoghi e il tratteggio dei numerosi personaggi, che interagiscono magnificamente.

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Max Marmotta