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Recensione

A quanto pare è un progetto nato per la tv, e a ben guardare usa un linguaggio abbastanza semplice, ma I due presidenti (in originale The Special Relationship, in riferimento alla naturale simpatia, con conseguente cooperazione, soprattutto nell’ambito della politica estera, tra due capi di governo, di solito – si è verificato più spesso storicamente – quelli degli Stati Uniti e del Regno Unito) esibisce il valore recondito della sintesi, del promemoria per le generazioni presenti e future.

Scaturiscono infatti dal sodalizio tra il quasi rieletto presidente americano Bill Clinton (Dennis Quaid), democratico, e l’appena insignito primo ministro britannico Tony Blair (Michael Sheen, per la seconda volta in tale ruolo dopo The Queen), laburista (dopo molti anni di conservatorismo), alcune decisioni progressiste dell’asse Washington-Londra dal 1997 in avanti; finché l’uno non si impelaga nel noto scandalo sessuale con la Lewinsky, fonte di diffusi imbarazzi, e l’altro non travisa per questioni di prestigio personale la nobile causa del Kosovo, pronto finanche a stringere una teoricamente impensabile amicizia con il guerrafondaio Bush Jr., alla vigilia del probabilmente illegittimo insediamento di costui. Il pregio principale del film, che, oltre ad attribuire adeguato spazio all’effettivo potere decisionale delle first ladies (una relativamente cinica Hope Davis è Hillary, mentre l’accorta Cherie ha il volto di Helen McCrory), sottende quasi a un’iniziale attrazione fisica (ovviamente simbolica) tra i due personaggi, è proprio questa percezione ribaltata degli statisti in causa: il vigliacco e spergiuro fa risaltare l’irreprensibilità della giovane promessa, che però, malgrado i moniti del collega più navigato, si perde nelle sue ambizioni senza neanche accorgersene, smarrendo gli ideali di partenza.

Non c’è male… .

Max Marmotta