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Trama

Il capitano Willard, di stanza in Vietnam, viene incaricato di ritrovare ed eliminare un graduato scomparso, il colonnello Kurtz.

Secondo voci insistenti, l’uomo vivrebbe in Cambogia, venerato da una tribù locale. Willard si mette in viaggio con alcuni inferiori su un battello che risale il fiume. Passando in mezzo all’aspro conflitto, s’imbatterà, tra gli altri, in un ufficiale maniaco del surf e in alcune spogliarelliste.

Recensione

Willard sull’orlo della follia già all’inizio, la “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner durante un bombardamento, il delirio di onnipotenza e la deificazione: sono tantissime le suggestioni del film-capolavoro di Francis Ford Coppola (realizzazione complicatissima e presentazione all’ultimo minuto a Cannes, dove vinse la Palma d’Oro nel 1979, senza titoli e con il dilemma di scegliere uno dei due finali girati, in seguito entrambi proposti al cinema), ed altre se ne aggiungono ad ogni nuova visione.

Inoltre, in questa versione restaurata di più di tre ore curata dal regista e dal direttore della fotografia Vittorio Storaro (che appaiono insieme allo scenografo Dean Tavoularis come membri di una troupe televisiva) sono presenti sequenze inedite: le due più importanti (e consistenti) riguardano un nuovo incontro con le “conigliette”, finite in panne, e una cena con alcuni coloni francesi (molti si scordano della loro presenza in Indocina).

Brani in apparenza non essenziali (a differenza di quello in cui Kurtz legge le notizie), ma a ben guardare significativi –soprattutto il secondo– ai fini della descrizione di una realtà che di umano sembra avere ben poco.

Un’opera grottesca ma non per questo meno drammatica, intrisa di un’epica negativa che continua a fare grande effetto oggi.

Protagonista un perfetto Martin Sheen, che sostituì Harvey Keitel e che fu colto da malore durante gli ultimi giorni di riprese; gli fa eco, solo alla fine, un carismatico Marlon Brando.

Max Marmotta